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UBS: prudenza a viaggi in Cina dopo il fermo di una consulente

UBS avrebbe invitato i suoi dipendenti attivi nell'amministrazione patrimoniale a dar prova di prudenza nei viaggi in Cina. KEYSTONE/ALESSANDRO DELLA BELLA sda-ats

(Keystone-ATS) UBS avrebbe invitato i suoi dipendenti attivi nell’amministrazione patrimoniale a dar prova di prudenza nei viaggi in Cina: l’avvertimento avrebbe a che fare con il fermo di una consulente attiva per la filiale di Singapore, affermano diversi media.

Contattata dall’agenzia finanziaria Awp, la banca non ha desiderato commentare la notizia. Non è noto perché la donna – un’asiatica di nazionalità non nota, ma con residenza a Singapore e attiva nella gestione patrimoniale – sia stata trattenuta in Cina. A quanto sembra le è stato impedito di uscire dal paese. Contrariamente a voci che circolavano sulla vicenda, non sarebbe comunque stata arrestata: avrebbe mantenuto il passaporto e la possibilità di circolare liberamente a Pechino. Stando al portale finanziario elvetico Finews.ch, al centro del caso vi sarebbe il divieto esistente in Cina di pubblicizzare e vendere prodotti offshore (gestione di fondi all’estero). La donna dovrebbe rimanere a disposizione delle autorità per essere interrogata questa settimana.

UBS, che dispone di filiali a Pechino e Shanghai, avrebbe quindi scritto ai suoi dipendenti. Lo stesso avrebbe fatto anche Julius Bär: una portavoce non ha voluto però né confermare né smentire la notizia. Credit Suisse ha da parte sua indicato di non aver emanato restrizioni per il personale.

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