Prospettive svizzere in 10 lingue

Ucraina: ancora muro contro muro

(Keystone-ATS) È ancora muro contro muro in Ucraina. L’opposizione dice di non voler trattare con il governo “dei banditi” per trovare una soluzione alla crisi, mentre il presidente Viktor Ianukovich – di cui l’opposizione e le migliaia di manifestanti ‘europeistì chiedono la testa – si dice disposto a raggiungere un compromesso, salvo poi mandare più di mille ‘teste di cuoiò a sgomberare i dimostranti da piazza Indipendenza nella notte tra il 10 e l’11 dicembre.

Senza successo però, o forse – come ha suggerito qualche osservatore – era solo una ‘missione esplorativà, una sorta di avvertimento. Fatto sta che i dimostranti sono ancora in piazza e hanno ricostruito le barricate abbattute più alte e più resistenti di prima.

Per rimettere in piedi le barriere a difesa della piazza, gli ‘europeistì hanno usato tutto ciò che può servire allo scopo: panchine, pneumatici, travi di legno, sbarre di metallo, ma la vera novità rispetto alle barricate abbattute ieri sono i sacchi bianchi di plastica riempiti di neve e ghiaccio, e poi neve a palate per ricoprire il tutto.

Tra le nuove barriere ce ne sono anche alcune alte quasi tre metri, come quella di via Institutska, e i manifestanti sono convinti che questa volta resisteranno agli attacchi della polizia.

Ma il braccio di ferro sull’Ucraina si gioca anche a livello internazionale. Oggi la plenaria del Parlamento europeo ha approvato una risoluzione bipartisan che condanna “le inaccettabili pressioni politiche ed economiche, unite a minacce di sanzioni commerciali, esercitate dalla Russia” su Kiev per allontanarla dall’Ue.

Il Parlamento europeo chiede alla Ue e ai 28 di “sviluppare e mettere in atto una politica di adeguate contromisure”, e tra le ipotesi c’è anche un ricorso al Wto per violazione “delle norme commerciali per miopi finalità politiche”.

Intanto da Mosca Putin dice che la Russia “non vuole imporre niente” a nessuno, neppure all’Ucraina, ma intanto torna a corteggiare Kiev perché entri, “se vuole”, nell’Unione euroasiatica, una sorta di Urss economica che Putin vuole lanciare nel 2015. Il Cremlino in cambio offre all’Ucraina lauti finanziamenti e una riduzione del prezzo del gas, ma oltre alla carota è pronto a usare anche il bastone, come ha già fatto nei mesi scorsi, chiudendo le proprie frontiere ai prodotti ucraini e premendo per il pagamento dei debiti di Kiev per il metano.

L’Ucraina quindi per ora rimane ancora a metà tra Ue e Russia. Il primo vice premier, Serghi Arbuzov, dopo aver incontrato oggi a Bruxelles il commissario Ue all’allargamento, Stefan Fule, ha affermato che “c’è la volontà politica” da parte di Kiev di firmare l’intesa con l’Ue. La stessa assicurazione è stata data dall’alto rappresentante della Ue Catherine Ashton, di rientro da una missione di due giorni a Kiev.

Ma l’Ucraina lascia la porta aperta a Mosca, e alcuni osservatori credono che Ianukovich possa firmare importanti accordi con la Russia tra cinque giorni, quando si riunirà la Commissione interstatale russo-ucraina.

Intanto anche stasera la protesta in Maidan Nezalezhnosti (piazza Indipendenza) continua pacificamente e in piazza ci sono circa 10.000 persone. Nonostante i recenti scontri, c’è aria di festa, anche perché sul palco non salgono solo i politici dell’opposizione per arringare la folla, ma anche cantanti e gruppi musicali famosi.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR