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Ucraina: la tregua non regge, Putin allerta le truppe

(Keystone-ATS) Il cessate il fuoco unilaterale lanciato ieri sera dalle truppe di Kiev non ferma i combattimenti nell’est dell’Ucraina. E lo ‘zar’ di Mosca, Vladimir Putin, flette i muscoli mobilitando le truppe con massicce esercitazioni militari “straordinarie”, mentre la Casa Bianca accusa la Russia di schierare i soldati al confine.

La crisi ucraina sembra sinistramente tornare indietro di mesi, con la tensione che schizza di nuovo alle stelle. Il Cremlino oggi è tornato a insistere affinché il governo ucraino si sieda al tavolo della pace con i miliziani separatisti in modo che il piano presentato dal presidente ucraino Petro Poroshenko per mettere fine alle violenze diventi fattibile e non assomigli solamente ad “un ultimatum”.

A Kiev però non sembrano avere alcuna intenzione di negoziare da pari a pari con quelli che definiscono “terroristi”, e il rischio è che questa sorta di tregua a senso unico si concluda con un buco nell’acqua e la guerra civile in Ucraina orientale, dove da aprile hanno perso la vita almeno 375 persone, continui a mietere vittime.

I combattimenti sono ripresi nella notte, poche ore dopo l’inizio del cessate il fuoco che dovrebbe durare fino al 27 giugno per dar tempo ai miliziani filorussi di deporre le armi. Secondo le autorità ucraine sarebbero stati proprio i separatisti a tornare a sparare attaccando almeno due posti di frontiera, a Izvarino e Uspenka, e ferendo nove militari di Kiev.

Ma si è combattuto anche nei pressi di Sloviansk, una delle roccaforti separatiste nella regione di Donetsk. Anche se secondo un portavoce dei ribelli ad attaccare a Sloviansk sarebbero stati i soldati ucraini, che hanno però l’ordine di sparare solo per rispondere agli assalti dei miliziani.

Intanto dall’Arabia Saudita il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov è tornato a puntare il dito contro Kiev, accusandola di “intensificare” l’operazione militare a dispetto del cessate il fuoco e definendo la situazione “molto allarmante e inquietante”. A far salire ulteriormente la tensione è arrivata la messa in “stato di allerta” delle truppe della Russia centrale (Urali e Siberia occidentale), con esercitazioni straordinarie che dureranno fino al 28 giugno e a cui partecipano più di 65.000 soldati, 5.500 mezzi militari, 180 aerei e 60 elicotteri.

A far preoccupare l’Ucraina e i suoi alleati occidentali è però anche il nuovo dispiegamento di forze russe alla frontiera denunciato oggi dalla Casa Bianca e nei giorni scorsi dalla Nato come “un passo indietro deplorevole”, e che Mosca ha giustificato con “la necessità di un adeguato livello di sicurezza al confine”.

Una risposta a cui gli Stati Uniti hanno a loro volta replicato ammonendo il Cremlino di non essere disposti ad accettare eventuali sconfinamenti militari russi in Ucraina orientale. Proprio da Washington è arrivato un altro giro di vite contro i separatisti filorussi – che Kiev accusa di essere armati e supportati dal Cremlino -: ieri il dipartimento del Tesoro americano ha infatti inserito nella sua lista nera sette leader dei miliziani.

Tra loro ci sono Igor Ghirkin – nome di battaglia ‘Strelkov’ – accusato di essere un colonnello dei servizi segreti militari russi e Valeri Bolotov, l’autoproclamato governatore della regione “separatista” di Lugansk che ieri ha ribadito il suo ‘niet’ al cessate il fuoco ucraino tuonando che i suoi uomini deporranno le armi solo quando le truppe di Kiev si ritireranno.

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