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Ucraina: liberati osservatori Osce rapiti tra cui uno svizzero

(Keystone-ATS) Quattro osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) – tra cui uno svizzero – sequestrati il 26 maggio scorso da ribelli pro-russi sono stati liberati e sono giunti nella notte ad un albergo di Donetsk, piazzaforte dei pro-russi nell’est dell’Ucraina. Lo ha annunciato alla stampa il ‘primo ministro’ dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk. Il presidente dell’Osce Didier Burkhalter ha ringraziato tutte le persone intervenute per liberarli. Burkhalter ha lanciato un appello per la liberazione immediata di un secondo gruppo di osservatori dell’Osce rapiti il 29 maggio.

I quattro osservatori dell’ Osce – ha detto Alexandre Borodai, ‘primo ministro’ dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk – “sono stati liberati senza condizioni. Si tratta – ha precisato – di un danese, un turco, uno svizzero e, se non sbaglio, un estone”. Gli ex prigionieri sono apparsi stanchi e tesi, e non hanno voluto parlare con i giornalisti.

“Ci felicitiamo del ritorno dei quattro membri della missione dopo 31 giorni d’assenza – ha commentato il numero due dell’Osce in Ucraina, Mark Etherington – . Siamo però molto preoccupati per la sorte di altri quattro nostri colleghi”, ha aggiunto riferendosi ad una seconda squadra dell’Osce trattenuta dal 29 maggio in qualche luogo dell’est dell’Ucraina dai ribelli filorussi.

Borodai ha precisato che gli osservatori dell’Osce erano stati sequestrati da un capo ribelle della vicina regione di Lugansk. I dirigenti separatisti a Donetsk e Lugansk hanno ripetutamente affermato di non avere il controllo su tutti i gruppi paramilitari che lottano contro le forze governative ucraine.

Borodai ha anche annunciato che i combattenti pro-russi si erano asserragliati in serata in una base militare ucraina di Donetsk, dopo alcune ore di scontro armato.

L’osservatore svizzero si trova attualmente in compagnia di rappresentanti dell’Osce in un luogo sicuro dell’Ucraina e tornerà in Svizzera appena possibile, ha comunicato il Dipartimento degli affari esteri (DFAE), aggiungendo la sua “profonda sollevazione” per l’avvenuta liberazione.

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