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Ucraina: presidenziali; giornata silenzio dopo polemiche

(Keystone-ATS) KIEV – Giornata di silenzio in Ucraina alla vigilia delle elezioni presidenziali nelle quali si confronteranno domani, dopo una campagna dai toni accesi, 18 candidati.
Gli ultimi sondaggi continuano a dare ampiamente in testa l’ex premier filorusso Viktor Ianukovich (sopra il 30%), che dovrebbe vedersela il 7 febbraio, in un ballottaggio dall’esito incerto, con la premier filo occidentale Iulia Timoshenko (intorno al 20%), icona della rivoluzione arancione del 2004 che portò al potere il presidente Viktor Iushenko.
Quest’ultimo è considerato fuori dai giochi, con percentuali non superiori al 5%. Tra gli outsider che potrebbero diventare decisivi nel secondo turno figurano l’ex presidente della Banca centrale Serghiei Tighipko (uno degli uomini più ricchi del Paese), l’ex presidente del parlamento Arseni Iatseniuk e il suo successore, il centrista Vladimir Litvin.
Nonostante il voto computerizzato, restano i timori di brogli (nei giorni scorsi è sparito anche un timbro della corte amministrativa preposta ai ricorsi elettorali), contro i quali vigileranno oltre 3000 osservatori internazionali.
Ieri sera i tre candidati più noti, sempre sottrattisi ai duelli diretti in tv, hanno concluso la loro campagna elettorale per mobilitare il proprio elettorato. Ianukovich, che oggi si recherà al monastero della Lavra, ha promesso in piazza sulle note di Kalinka miglioramenti di vita e dei rapporti con la Russia, accusando la rivale di aver detto per cinque anni solo menzogne.
La premier, dal canto suo, non gli ha risparmiato un insulto in tv, dandogli dell’ignorante: “non capisco come un Paese europeo con un tale livello intellettuale potrebbe eleggere una persona che non conosce la differenza tra Austria e Australia”.
Iushenko, infine, ha ridato polvere ai suoi cannoni anti russi chiedendo un tribunale internazionale contro i crimini comunisti, dopo che una corte di Kiev ha riconosciuto come genocidio staliniano la grande carestia del 1932-1933.
Oggi gli elettori si godono un giorno di silenzio per digerire una campagna elettorale di polemiche, più preoccupati di un ulteriore calo della grivnia che non del voto: per questo week end la Banca nazionale ha piazzato la moneta nazionale sotto la soglia psicologica delle otto grivnie per un dollaro.

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