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Ueli Maurer ammette difficoltà di individuare nuove minacce

(Keystone-ATS) Ueli Maurer intende approfittare della votazione federale del 22 settembre sull’abolizione del servizio militare obbligatorio per evidenziare il ruolo dell’esercito di milizia nell’affrontare le sfide future. In un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano romando “Le Temps”, il presidente della Confederazione afferma che la difesa di un paese deve costantemente adattarsi alle nuove minacce, anche se queste sono difficili da identificare.

Per il capo del Dipartimento federale della difesa (DDPS), dopo l’esperienza dei conflitti in Iraq e Afghanistan è ormai chiaro che una guerra di questo tipo, con artiglieria e carri, non è più concepibile in Europa. Ma non è da escludere che il continente possa prima o poi essere coinvolto in un conflitto “con armi di altro tipo”.

“La questione è quindi di sapere quali armi avremo bisogno per la nostra difesa”, prosegue il consigliere federale UDC. L’esercito ha già intrapreso da diversi anni una fase di trasformazione, passando da 800’000 a 100’000 uomini, “ma non possiamo distruggere tutto perché non sappiamo esattamente quello di cui avremo bisogno in futuro”.

Un rapporto di politica di sicurezza è previsto per il 2015: esso abborderà i temi delicati della cyberdifesa, delle armi senza l’uomo, dell’impiego dei droni. “Su questa base, bisognerà sviluppare il nuovo equipaggiamento delle truppe in funzione delle minacce più realistiche”, rileva Maurer.

Contrariamente a quanto chiede l’iniziativa del Gruppo per una Svizzera senza esercito, è importante mantenere truppe consistenti. Ad esempio nel corso di una recente esercitazione di guerra elettronica i cantoni hanno richiesto oltre 9000 uomini: solo l’esercito è infatti in grado di gestire le conseguenze di un blackout generale della rete elettrica elvetica generato da un attacco cibernetico.

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