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Una donna ferma un blindato, Caracas come Tienanmen

Una donna durante una manifestazione KEYSTONE/AP/FERNANDO LLANO sda-ats

(Keystone-ATS) L’opposizione venezuelana non molla e continua a resistere in piazza. Il suo simbolo è la donna fotografata mentre, avvolta nella bandiera nazionale, blocca da sola un blindato della Guardia Nazionale su un’autostrada di Caracas.

Un’immagine che immediatamente ha inondato i social e la rete riportando alla mente la foto-icona di Tienanmen con il ragazzo che fronteggia un carro armato.

La protesta, che ha già un bilancio di tre morti, ha riportato in strada anche oggi migliaia di persone che a gran voce chiedono la fine del governo di Nicolas Maduro.

Le rivendicazioni restano le stesse – elezioni anticipate, restituzione dei poteri al Parlamento, liberazione dei prigionieri politici, corridoio umanitario per cibo e medicine – così come non cambia la risposta del governo: unità antisommossa hanno cominciato a caricare i manifestanti quando ancora si stavano concentrando in diversi punti di Caracas.

“Cercano di evitare che la gente si riunisca, ma a noi non importa, aspettiamo che arrivi la gente e intendiamo marciare fino all’ufficio dell’Ombudsman”, ha detto il deputato dell’opposizione Jorge Millan da uno di questi punti di raccolta, nel quartiere di Paraiso. Stesso scenario a San Bernardino (nord), Santa Monica (ovest) e Santa Fe (est).

Nel frattempo, il governatore dello stato di Tachira, José Vielma Mora, ha detto che la 23enne morta ieri a San Cristobal (capitale dello stato, nell’ovest del Paese) è stata uccisa da un militante dell’opposizione, contrariamente a quanto affermato da altre fonti locali.

Secondo Vielma Mora, la giovane donna è stata uccisa da un “militante oppositore” che “ha sparato dalla finestra del suo appartamento contro un gruppo di motociclisti che passavano per la strada”. Ma testimonianze e video delle persone residenti nella zona – diffusi su Internet – raccontano un’altra versione: ad ucciderla sarebbero stati invece gli stessi motociclisti, in realtà militanti chavisti dei cosiddetti “colectivos”.

E in questo clima di caos e violenza è arrivata dagli Stati Uniti la notizia che la General Motors ha deciso di sospendere tutte le sue operazioni in Venezuela, dopo che il governo ha “inaspettatamente sequestrato” la sua fabbrica locale, con una misura definita “arbitraria” ed “illegittima” dall’azienda americana.

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