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Uno su cinque crede che sarà licenziato

Presto in pellegrinaggio all'ufficio regionale di collocamento? KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) Un lavoratore svizzero su cinque ritiene probabile che verrà licenziato in seguito alla crisi del coronavirus: lo rivela un sondaggio che mette anche in luce come per due terzi dei dipendenti l’epidemia abbia già portato a un peggioramento della situazione.

Il 63% ha visto infatti le condizioni deteriorarsi, emerge dal rilevamento demoscopico condotto a metà aprile su un campione di 1500 persone di 16-64 anni per conto della società di consulenza internazionale Deloitte, che pubblica oggi i risultati. Più della metà (54%) ha dovuto ridurre la propria percentuale di impiego, il 27% si è visto costretto a diminuire le ore straordinarie, il 24% ha anticipato le ferie e il 2% è addirittura stato licenziato.

I dati mostrano che le aziende elvetiche hanno reagito rapidamente alla crisi e hanno adottato misure nell’ambito del personale, commentano gli esperti di Deloitte. Gli interventi sono stati particolarmente duri nei settori più colpiti dall’emergenza e dalle misure adottate dal Consiglio federale, come quelli della ristorazione e del turismo: qui sono scattati licenziamenti e riduzioni di percentuale d’attività, mentre in altri comparti – per esempio nell’informatica – si è tagliato nelle ore straordinarie e si sono anticipate le vacanze.

Ma la crisi è tutt’altro che superata e serpeggia la paura del licenziamento: il 12% lo ritiene piuttosto probabile, il 7% molto probabile, a fronte di un 71% che non ha questo timore. “Noto con preoccupazione che un numero considerevole di dipendenti in Svizzera teme la rottura del rapporto di lavoro”, osserva Reto Savoria, Ceo di Deloitte Svizzera, citato in un comunicato. “Le aziende dovrebbero prendere sul serio questo aspetto e comunicare in modo trasparente ai propri dipendenti gli effetti concreti della crisi. I licenziamenti devono essere ove possibile evitati e la direzione dell’azienda deve dare il buon esempio stringendo prima la propria cinghia. Questo genera fiducia e favorisce l’unità aziendale”.

Se i dipendenti piangono, gli indipendenti certo non ridono: il 18% ha dovuto chiudere l’attività, il 21% ha visto i ricavi crollare a zero e il 38% è stato confrontato con un calo del fatturato, sebbene non completamente evaporato. Complessivamente il coronavirus ha comportato conseguenze chiaramente negative per il 77% degli indipendenti.

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