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Usa: anche Los Angeles bandisce le ‘canne’ terapeutiche

(Keystone-ATS) Cadono una ad una come birilli le roccaforti americane, in particolare Californiane, dell’uso terapeutico della marijuana: oggi con una decisione unanime anche il consiglio comunale della città di Los Angeles ha decretato la chiusura di 726 dispensari dove è possibile acquistare marijuana per usi terapeutici con una ricetta medica molto facile da ottenere.

I centri di distribuzione che forniscono cannabis, almeno teoricamente a malati di tumore, di Aids e a persone in terapia antidolorifica, riceveranno una lettera dell’amministrazione della città californiana firmata personalmente dal sindaco Antonio Villaraigosa, nella quale se ne ordina l’immediata chiusura, pena sanzioni severe.

Cade così un altro baluardo caro agli epigoni della beat generation e agli assertori delle virtù terapeutiche della sostanza che, secondo i detrattori, aveva finito negli ultimi anni per essere in pratica liberalizzata in quasi tutto il Golden State. Già in aprile – mentre in Olanda si bandivano definitivamente i coffee shop – la chiusura di un’intera università sulla baia di San Francisco, la Oaksterdam, il primo college in America nel quale si coltivava e si faceva uso medico della cannabis, aveva suscitato irritate reazioni da parte dei malati ma anche di molte categorie di ‘utenti’, oltre ai pazienti, avvocati, studenti, medici ecc.

Chiusa dopo un duro raid della polizia, la ‘Princeton del pot’ o ‘Harvard dell’hascisc’ era stata accettata fin dal 2007, quando ancora gli Stati Uniti e anche altri paesi europei sembravano guardare con maggiore apertura all’uso della marijuana a scopi terapeutici. In realtà negli ultimi mesi si sono moltiplicate le preoccupazioni e le accuse dell’amministrazione pubblica che da tempo sospetta l’esistenza di un traffico criminale di stupefacenti dissimulato dietro la rispettabilità della ricerca e della cura medica. In più si definisce la proliferazione dei dispensari una questione “completamente fuori controllo”.

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