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Usa: bimbo rapito da sua famiglia, “gli serviva una lezione”

(Keystone-ATS) Un bambino di sei anni “aveva bisogno di una lezione”: doveva imparare che “non si parla con gli sconosciuti”, e così la sua famiglia ha inscenato il suo rapimento: una storia sconcertante, avvenuta a Troy, in Missouri, dove la madre, la nonna e la zia del piccolo sono state arrestate per sequestro di persona e altre pesanti accuse, mentre il malcapitato bimbo, che è stato segregato per ben quattro ore, è stato dato in custodia protettiva.

Le tre donne hanno assoldato un amico (anche lui finito in manette) per spaventare il bambino, che a loro parere era “troppo gentile” con gli estranei. L’uomo ha atteso che scendesse dal bus dopo la scuola, lo ha attirato nel suo pick-up, lo ha legato mani e piedi e gli ha coperto la faccia con una giacca. Il piccolo ha iniziato a piangere e lui lo ha minacciato con una pistola, dicendo che gli avrebbe fatto del male se non smetteva.

Gli è stato detto che “non avrebbe mai più rivisto la sua mamma”, ha riferito la polizia. L’uomo lo ha portato a casa sua, nel seminterrato, dove la zia gli ha tolto i pantaloni e gli è stato detto che poteva essere venduto come schiavo sessuale. Solo dopo un certo tempo, ha detto la polizia, il bimbo è stato slegato e gli è stato consentito di salire in casa, “dove la famiglia gli ha impartito la lezione sui pericoli sconosciuti”.

Secondo gli psicologi l’episodio potrebbe aver gravemente traumatizzato il bambino. “I piccoli a quell’età hanno bisogno di sicurezza fisica e psicologica – ha affermato Jerry Dunn, direttore di un centro per minori traumatizzati all’Università del Missouri – Se viene compromessa, può avere un effetto profondo sulle loro future interazioni con il mondo”.

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