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Usa: Midterm; a primarie successo bipartisan candidate donne

(Keystone-ATS) WASHINGTON – La politica americana è sempre più rosa. A destra come a sinistra, le primarie di ieri hanno sancito una netta affermazione delle candidate donne. È questo il dato più rilevante che emerge dall’appuntamento elettorale più importante prima del voto di medio-termine di novembre.
Non c’è stata la disfatta degli “incumbent”, cioè di quei candidati già in carica, che si presentavano per essere rieletti. E anche l’avanzata dei leader appoggiati dal “Tea Party” è stata rilevante ma non travolgente. Quello che invece colpisce è il successo delle donne.
Ecco nel dettaglio le vincitrici del voto di ieri: la senatrice democratica moderata Blanche Lincoln ha battuto in Arkansas, al ballottaggio, Bill Halter, fortemente sostenuto dai sindacati e dalle associazioni ambientaliste. In questo modo, Lincoln ha evitato di essere la seconda senatrice democratica in carica ad essere battuta, dopo la sconfitta clamorosa di Arlen Specter il mese scorso in Pennsylvania.
Un’altra donna, stavolta a destra, batte di nuovo un uomo. Si tratta di Meg Whitman, ex amministratore delegato di eBay che ha sconfitto Steve Poizner conquistandosi il diritto di correre per la poltrona di governatore della California. Sempre nel Golden State, un’altra ex manager di successo si fa strada nelle fila del partito repubblicano: è Carly Fiorina, ex capo esecutivo di Hewlett Packard, che ha battuto tutti e correrà per un posto al Senato.
Va bene, ma non benissimo, la bella repubblicana Nikki Haley, che correva nella Carolina del Nord. L’appoggio del Tea Party e di Sarah Palin le ha permesso di sbaragliare gli avversari interni, tuttavia per un soffio non ha superato il 50% dei voti. Così per poter conquistare la candidatura al posto di governatore sarà costretta al ballottaggio.
Intanto, per la terza volta in 12 anni, i californiani hanno deciso di cambiare le regole per selezionare i loro candidati alle elezioni locali, statali e federali. È infatti passato il referendum che si proponeva di sostituire le primarie tradizionali di partito con quelle “open” aperte a tutti i candidati, senza distinzioni di idee politiche. Ovviamente la riforma non riguarda le primarie con cui si scelgono i candidati alla Casa Bianca.

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