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Usa: sparatoria in club gay, 50 morti

Polizia e soccorritori fuori dal locale Keystone/EPA UNIVISION FLORIDA CENTRAL/UNIVISION FLORIDA CENTRAL / HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) Poche ore dopo l’uccisione di Christina Grimmie, la città di Orlando, in Florida, torna al centro delle cronache. Un uomo armato ha aperto il fuoco all’impazzata in un club gay nel centro della città uccidendo 50 persone e ferendone 53.

La sparatoria al Pulse nightclub, uno dei gay club più grandi della città, è cominciata all’interno ed è continuata fuori quando una guardia che lavorava nel locale ha tentato di affrontare l’aggressore. Quest’ultimo si è ritirato nel retro del club e ha ripreso a sparare prendendo degli ostaggi. La polizia ha quindi deciso di intervenire con delle ‘esplosioni controllate’ per farsi largo nel locale.

L’uomo era armato di “un fucile d’assalto, una pistola e un tipo di ordigno”, ha reso noto la polizia. Un congegno esplosivo è stato trovato addosso al killer, hanno precisato le autorità che parlano anche di un secondo possibile ordigno nell’auto dell’uomo.

L’assalitore è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia, a cui hanno partecipato almeno nove agenti. Uno di loro è rimasto leggermente ferito. Gli ostaggi sono stati liberati alle 5 del mattino. Al momento dell’attacco si suppone ci fossero oltre 100 persone dentro il club.

Il killer sarebbe stato identificato: lo riferisce la Cbs. Sarebbe un americano nato da genitori afghani nel 1986. L’Fbi sta indagando su possibili legami con il terrorismo islamico, afferma la Cnn citando fonti dell’agenzia federale. “Per le sue caratteristiche, possiamo classificare questo come un atto terroristico. Che sia nazionale o internazionale, è qualcosa sulla quale dobbiamo investigare”, ha spiegato Danny Banks, del Dipartimento della Florida.

Alla domanda se ci sono motivi per credere che ci siano connessioni con il terrorismo islamico, l’agente speciale dell’Fbi Ron Harper ha risposto che si sta investigando “in ogni direzione”. “Abbiamo sospetti che ci fanno credere che ci siano collegamenti ma non possiamo esserne ancora sicuri”, ha aggiunto.

Secondo diversi media americani il killer aveva 29 anni, lavorava come guardia privata per la sicurezza, era stato sposato e aveva un figlio di tre anni. l giovane viveva a Fort Pierce, il capoluogo della contea di St. Lucie, in Florida. Il Daily Beast sostiene inoltre che l’uomo era nato a New York e la donna con la quale è stato sposato per un breve periodo era del New Jersey.

Fonti della Cnn ritengono inoltre che il giovane era noto all’Fbi ed era una delle cento persone sospettate di essere simpatizzanti dell’Isis sul radar dei servizi segreti in Orlando.

Il Daily Beast riferisce che il giovane divenne ‘persona di interesse’ nel 2013 e poi nuovamente nel 2014. Ad un certo punto, l’Fbi aprì anche un’indagine su di lui, ma poi chiuse la pratica quando non comparve nulla che suggerisse il proseguimento delle indagini.

Sia il governatore della Florida che il sindaco di Orlando, teatro della peggiore sparatoria nella storia Usa, hanno dichiarato lo stato di emergenza. Secondo le forze dell’ordine comunque non sussistono più pericoli connessi all’attacco nel gay club Pulse.

Intanto i jihadisti stanno celebrando sul web la sparatoria come “il miglior regalo per il Ramadan”. Lo twitta Rita Katz, direttrice del Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste in rete.

Secondo il Site, i jihadisti lodano il killer: “Possa Allah accogliere l’eroe che lo ha fatto e ispirare altri a fare lo stesso”. Tuttavia, riferisce la stessa Katz, non ci sono al momento rivendicazioni della strage.

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