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Usa: Trump vara la sua realpolitik, monito agli alleati

Il presidente americano Donald Trump. KEYSTONE/AP/EVAN VUCCI sda-ats

(Keystone-ATS) Gli alleati devono fare ma soprattutto dare di più: solo così potranno funzionare la Nato e le altre alleanze degli Usa. Parola di Donald Trump, che ha dato il via libera alla nuova strategia per la sicurezza nazionale, improntata sul mantra dell’America First.

Una svolta radicale rispetto alla linea portata avanti da Barack Obama che verrà annunciata nei prossimi giorni. Il documento – messo a punto dal consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster e dal suo team – ha già ricevuto l’ok da parte del segretario di Stato Rex Tillerson, del capo del Pentagono James Mattis, del segretario al Tesoro Steve Mnuchin e del numero uno della Cia Mike Pompeo. Il governo lo dovrebbe varare nella prossima riunione per poi presentarlo al Congresso.

Tre le priorità assolute: un rafforzamento senza precedenti delle misure di protezione degli americani e del territorio nazionale, dal muro col Messico allo scudo anti-missili contro la minaccia nordcoreana, una controffensiva per ostacolare la crescente influenza della Cina in Asia e nel Pacifico, combattendo Pechino sul piano commerciale e della concorrenza economica, la lotta alla propaganda della Russia in Occidente, rafforzando specialmente le difese nel campo delle cybertecnologie. In cima alle preoccupazioni di Trump anche la minaccia rappresentata dall’Iran e la sicurezza di Israele.

Basta dunque con gli “idealismi” dell’era Obama, spiegano alla Casa Bianca, dove le nuove direttive targate Trump vengono descritte come “meno ambiziose” ma improntate a una “linea molto più intransigente e molto più realistica” rispetto al passato. Una visione pragmatica che il tycoon ha nel sangue come uomo d’affari, ma che parlando di politica estera avrebbe rafforzato nei suoi incontri con il re della realpolitik americana, Henry Kissinger. Del resto per la nuova amministrazione americana non ci può essere indulgenza alcuna di fronte a uno scenario sul fronte internazionale che presenta un livello di minacce – ha sottolineato proprio McMaster – pari a quelle che dovette affrontare alla fine degli anni ’80 Ronald Reagan, con l’Unione Sovietica che sembrava in ascesa e gli Usa in declino. Fu proprio grazie alla riforma della strategia per la sicurezza nazionale varata da Reagan – ha aggiunto McMaster – che le cose andarono poi ben diversamente.

La nuova strategia che Washington si appresta a varare riflette anche la totale mancanza di interesse da parte del presidente americano su temi fondamentali come la lotta ai cambiamenti climatici, lo sviluppo degli accordi commerciali multilaterali e lo sviluppo della democrazia: temi centralissimi nell’amministrazione Obama ed ora completamente assenti dall’agenda di Trump, destinati ad essere mandati definitivamente in soffitta.

Sullo sfondo però resta il nodo delle risorse. E se la nuova strategia sia compatibile con una situazione ancora oggi sul filo dello “shutdown”, della paralisi del governo per mancanza di fondi. Uno scenario che i repubblicani in Congresso cercano di evitare approvando una misura provvisoria che dà a tutti altre due settimane di tempo, evitando il peggio alla scadenza dell’8 dicembre.

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