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Usa 2016: Hillary si smarca da Obama su immigrazione

(Keystone-ATS) Hillary Clinton spinta sempre più a sinistra da Bernie Sanders, dopo l’inattesa sconfitta nell’industriale Michigan.

Ieri sera non solo ha annunciato un piano contro i debiti degli studenti, un’idea che il senatore del Vermont afferma avergli “copiato”, ma ha preso anche le distanze nella delicata materia dell’immigrazione dal presidente Barack Obama, di cui finora si è proposta come erede.

Lo ha fatto nel duello in diretta tv a Miami, Florida, uno degli Stati cruciali del prossimo round di primarie il 15 marzo, con 1,8 milioni di ispanici che sentono moltissimo il problema dell’immigrazione. Un elettorato da corteggiare, tanto che il dibattito è trasmesso non solo dalla Cnn ma anche da Univision, tv Usa in lingua spagnola.

Così l’immigrazione diventa uno dei terreni principali dello scontro. Entrambi i candidati sono per una riforma complessiva ma si rinfacciano reciprocamente voti degli anni passati che avrebbero penalizzato gli immigrati. L’ex first lady rimprovera al senatore di aver votato contro una legge del 2007, Bernie si giustifica col fatto che avrebbe agevolato lo sfruttamento e contesta a Hillary di aver sostenuto come senatrice dello Stato di New York il rifiuto della patente agli immigranti irregolari.

Poi Sanders la accusa di aver condiviso la deportazione dei bambini provenienti dall’Honduras ma la Clinton, incalzata anche dal moderatori ispanico, è costretta a prendere le distanze dalla politica di Obama, affermando di non avere le stesse politiche dell'”attuale amministrazione” e che interverrà per fermare i raid. Morale: entrambi si sono impegnati a non deportare i bambini, e neppure gli immigranti senza documenti che non hanno commesso reati. Una promessa nuova, che segna una svolta a “sinistra” anche favore degli 11 milioni di clandestini presenti in Usa. Una scelta di campo antitetica a quella dei candidati repubblicani, in particolare di Donald Trump, messo all’indice dai due esponenti democratici come fomentatore di razzismo.

Hillary e Sanders condividono anche il sostegno alla decisione del presidente Usa Barack Obama di riprendere le relazioni con Cuba, auspicando che questo passo possa far crescere la democrazia nell’isola caraibica. La Clinton però non esita a definire i fratelli Castro “autoritari e dittatoriali”. Per il resto i due candidati appaiono divisi su tutto, affrontandosi con toni duri, anche se sempre rispettosi: il grado di gratuità della sanità, la capacità di tenere Wall Street sotto controllo, il salvataggio pubblico dell’industria automobilistica. Sanders affonda su tutto, tranne che sull’emailgate, nel quale l’ex segretario di Stato si dice sicura di non venire incriminata, ripetendo la solita linea difensiva. “Oh santo cielo, questo non accadra”, afferma, dribblando però la questione se si ritirerà dalla corsa nel caso venga rinviata a giudizio: “a questa domanda non risponderò”. Ma, più del tenace Sanders, appare ormai questa l’unica minaccia che può farla inciampare in quella che lei stessa ha definito stasera una “maratona”.

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