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Usa 2020: Biden, è tempo di unità, sarò il presidente di tutti

Il presidente eletto Joe Biden con la vicepresidente Kamala Harris e i loro rispettivi consorti KEYSTONE/EPA/JIM LO SCALZO sda-ats

(Keystone-ATS) “Lasciamo che questa cupa era di demonizzazione negli Usa cominci a finire, qui ed ora”, “è tempo di riconciliarsi” e di guarire le ferite del Paese, dal “razzismo sistemico” alla pandemia. Joe Biden lancia un messaggio forte di unità nel suo discorso della vittoria.

Ad ascoltarlo ed acclamarlo in una serata mite alcune migliaia di fan con mascherina ma questa volta senza distanziamento sociale, nel parcheggio del Chase center della sua Wilmington, il quartier generale della campagna.

“Miei concittadini, il popolo di questa nazione ha parlato e ci ha consegnato una vittoria chiara e convincente, una vittoria per “we the people”, esordisce citando la Costituzione americana e ricordando che questo ticket democratico è il più votato della storia con 74 milioni di schede. Poi va dritto al messaggio: “ho corso come democratico ma sarò il presidente di tutti, un presidente che non cerca di dividere ma di unire. Non ci sono stati rossi e Stati blu ma gli Stati uniti d’America”. Biden cita solo una volta Donald Trump, quando dice di capire il disappunto di chi lo ha votato e ricorda di aver perso anche lui due volte la corsa per la Casa Bianca.

Ma ne approfitta per lanciare un appello a mettere da parte la “dura retorica”, ad “abbassare la temperatura”, a “guardarci e ascoltarci reciprocamente”, “smettendo di trattare i nostri oppositori come nemici”. E a lavorare tutti insieme, “democratici, repubblicani, indipendenti, progressisti, moderati, conservatori, giovani e vecchi, cittadini metropolitani e delle aree rurali o suburbane, gay, eterosessuali e transgender, bianchi, latinos, asiatici, nativi americani”. E specialmente gli afroamericani che lo hanno sostenuto nel momento più basso della sua campagna.

Poi si concede gli omaggi. Prima alla moglie Jill, alla loro figlia Ashley, al figlio Hunter e Beau (morto di cancro), a tutti i nipoti con le loro famiglie. Poi a Kamala Harris, “che ha fatto la storia come prima donna vice”, e a suo marito Doug, dando loro il benvenuto nella sua famiglia come “Bidens onorari”. Infine i volontari della campagna, prima di elencare le priorità del suo governo, dalla lotta al virus all’economia, dalla sanità al razzismo e al clima.

Ad introdurre Biden era stata la Harris, vestita tutta di bianco, forse un omaggio alle suffragette e alla loro battaglia per il voto femminile che ha ricordato nel suo intervento. “La democrazia non e’ una cosa garantita per sempre”, ha esordito, citando il leader della lotta per i diritti civili John Lewis.

“Col vostro voto avete mandato un messaggio chiaro, avete scelto la speranza, l’unità, la decenza, la scienza e la verità”, ha proseguito, insistendo anche lei sulla necessità di unità. Ma il passaggio più applaudito è quando ha ricordato di essere arrivata alla vicepresidenza “sulle spalle” di tutte le donne che hanno combattuto per il diritto di voto. “Joe ha avuto l’audacia di rompere una delle maggiori barriere nel nostro Paese ma se sarò la prima donna in questo incarico non sarò l’ultima”, ha promesso, celebrando l’America come il paese “delle possibilità”, del “sogno con ambizione”.

Finale con tutte le due famiglie sul palco e fuochi d’artificio che hanno riprodotto i nomi di Biden come 46esimo presidente eletto e quello della Harris come “Vp elected”, con la mappa degli Usa e il brano musicale “Simply the best”. “Joe Joe”, Us, Us” il grido della folla.

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