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Usa e Corea nord riavviano negoziati il 5 ottobre

Kim Jong Un e Donald Trump KEYSTONE/AP KCNA via KNS sda-ats

(Keystone-ATS) Usa e Corea del nord hanno annunciato la ripresa dei negoziati sul nucleare per il 5 ottobre, dopo uno stallo di mesi, seguito al fallito vertice di Hanoi.

Un dialogo forse favorito dal siluramento del consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che ieri è tornato a criticare indirettamente l’amministrazione Trump sostenendo che Pyonyang non ha intenzione di rinunciare alle sue armi nucleari e che trae vantaggio dallo status quo, come pure l’Iran.

Le parti hanno concordato di avere “contatti preliminari” il 4 ottobre e discussioni di lavoro il giorno dopo, ha annunciato la prima vice ministro degli Esteri Choe Son-hui in una nota rilanciata dall’agenzia ufficiale Kcna.

“Mi aspetto che i negoziati a livello operativo accelerino lo sviluppo positivo delle relazioni tra la repubblica popolare e democratica di Corea e gli Stati Uniti”, ha dichiarato, senza tuttavia indicare il luogo dei colloqui. Poco dopo la portavoce del dipartimento di stato americano Morgan Ortagus ha confermato il riavvio del dialogo nel giro di una settimana.

La presidenza sudcoreana ha espresso subito il suo plauso, sollecitando le parti a fare “progressi pratici” per arrivare ad un “regime di pace permanente e alla denuclearizzazione completa della penisola coreana”.

I negoziati si erano arenati dopo il vertice ad Hanoi, il secondo fra Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un, lo scorso febbraio. I due si erano incontrati nuovamente in giugno, a sorpresa, nella zona demilitarizzata (Dmz) che separa le due Coree, lasciandosi con l’impegno a rilanciare le discussioni. Ma poi era sceso il gelo per il rifiuto Usa di annullare le manovre militari congiunte con Seul in estate, seguite dal lancio di qualche razzo nordcoreano a breve gittata.

Ad agevolare la ripresa delle trattative l’uscita di Bolton, il falco che aveva fatto infuriare Pyongyang per aver proposto il modello libico per la denuclearizzazione (rinuncia a tutte le armi nucleari in cambio della revoca delle sanzioni), ‘dimenticando’ la fine che aveva fatto Gheddafi. Lo stesso Trump, bisognoso ora di un successo in politica estera da sbandierare nella sua corsa alla Casa Bianca, ha riconosciuto che questo paragone aveva fatto “indietreggiare seriamente” i negoziati.

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