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USS: sì a libera circolazione, ma proteggere posti di lavoro

(Keystone-ATS) Proteggere i posti di lavoro e i salari: i delegati dell’Unione sindacale svizzera (USS) hanno approvato oggi a Berna una serie di rivendicazioni in vista dell’attuazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”.

In sostanza: più controlli e più contratti collettivi di lavoro.

“Abbiamo sempre sostenuto gli accordi bilaterali con l’Unione europea”, ha detto in apertura dei lavori il presidente dell’USS Paul Rechsteiner. L’occupazione e i salari vanno comunque tutelati e le misure di protezione devono essere costantemente adeguate. La mancanza di tale dispositivo ha favorito l’accettazione dell’iniziativa anti-immigrazione il 9 febbraio 2014 e decisivo in questo contesto è stato il voto dei lavoratori più anziani.

Particolarmente critiche sono state le dichiarazioni dei delegati provenienti dai cantoni di confine, che hanno puntato il dito contro il fenomeno del dumping salariale, definendo insufficienti i controlli e le cosiddette misure di accompagnamento.

Stando all’USS, la limitazione dell’immigrazione attraverso l’introduzione di contingenti, come richiesto dall’iniziativa, è preoccupante: la discriminazione sulla base della nazionalità non può che aggravare la situazione dei lavoratori.

Le misure di accompagnamento decise dopo il passaggio alla libera circolazione delle persone hanno costituito un passo nella giusta direzione, ma le sanzioni contro le aziende che non rispettano le condizioni salariali sono troppo blande: in caso di infrazione le multe dovrebbero essere aumentate da 5’000 a 30’000 franchi, come previsto anche dal Consiglio federale.

L’USS ha anche rivendicato che gli appalti pubblici vengano assegnati solo a quelle aziende che dimostrano di rispettare le condizioni di lavoro svizzere e che rinunciano a versare salari in euro. Tre le risoluzioni approvate dai delegati: la prima chiede un rafforzamento sensibile delle rendite AVS, la seconda il mantenimento del pensionamento a 60 anni per i lavoratori dell’edilizia; la terza invita il Consiglio federale e i governi cantonali a difendere con vigore il servizio pubblico.

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