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Velo per le hostess su Parigi-Teheran, si può non partire

(Keystone-ATS) Il velo islamico, la gonna lunga e scura, la giacca ampia sono e restano obbligatorie. Ma lavorare su un volo Air France Parigi-Teheran sarà invece facoltativo e si potrà chiedere di essere spostati su un’altra tratta.

Su questa base, donne pilota e hostess di Air France cercano un accordo con l’azienda, dopo la circolare della discordia.

In una direttiva interna, esattamente all’opposto di quanto avviene in Francia dove per legge è addirittura vietato esporre segni di appartenenza religiosa, la direzione della compagnia – che si appresta a riprendere la tratta con Teheran sospesa dall’epoca delle sanzioni all’Iran – ricordava alle proprie dipendenti la stretta osservanza di alcune regole di abbigliamento per chi sbarca nella capitale persiana.

“È contrario a tutto quello in cui credo e per cui lotto per la donna – protesta infischiandosene della prescrizione di riservatezza una hostess intervistata dalla rivista Marie Claire – io quei voli non li voglio fare e sono stata esaudita”. Con 15 anni di professione alle spalle, la donna fa notare anche che, in assoluto, “portare il velo va contro le mie convinzioni. Non dobbiamo mica nasconderci. Proprio noi, che in Francia siamo tenuti a non mostrare alcun segno religioso”.

Dopo le proteste, il capo di Risorse Umane di Air France, Gilles Gateau, ha ricevuto i rappresentanti di categoria e oggi pomeriggio ha trovato una soluzione: “un dispositivo eccezionale” per sostituire le donne pilota e le hostess che liberamente sceglieranno di non fare il Parigi-Teheran. Air France parla di rispetto per le “scelte personali” di alcune sue dipendenti, che qualora “rifiutino di portare il velo allo sbarco dall’aereo, saranno riprogrammate su un altro volo, un’altra destinazione. Non saranno obbligate ad andare a Teheran”.

Air France riaprirà il 17 aprile la rotta Parigi-Teheran, sospesa dal 2008, entrata in vigore delle sanzioni. La direttiva interna chiedeva alle dipendenti – riferisce una sindacalista – di indossare “un pantalone, una giacca lunga e soprattutto utilizzare il foulard previsto nell’uniforme indossandolo come un velo all’arrivo a Teheran”. “Non è Air France che decide così – ha spiegato Gateau – gli equipaggi sono ovviamente tenuti a rispettare la legge del Paese in cui si trovano”. La soluzione trovata oggi – secondo fonti sindacali – “è una procedura che l’azienda conosce bene”, per averla già utilizzata a Conakry quando c’era il rischio Ebola e a Tokyo dopo l’incidente nucleare di Fukushima.

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