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Venezuela: interviene l’Osa, si appella a Carta democratica

Il segretario dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro. Keystone/AP/JACQUELYN MARTIN sda-ats

(Keystone-ATS) La crisi politica – ma anche economica, e perfino umanitaria – in Venezuela potrebbe internazionalizzarsi, dopo che oggi il segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro, ha convocato una riunione del Comitato permanente dell’organismo.

Almagro ha denunciato “continue violazioni della Costituzione” da parte del governo di Nicolas Maduro.

La mossa di Almagro – ex ministro degli Esteri del governo uruguaiano di José “Pepe” Mujica – è senza precedenti: è la prima volta nella storia dell’Osa che si discuterà una richiesta di attivazione della sua Carta democratica, richiesta non presentata dal paese interessato.

La Carta democratica è uno strumento attraverso il quale l’Osa può stabilire che l’alterazione o l’interruzione dell’ordine democratico in uno dei suoi membri rappresenta un “ostacolo insuperabile” alla sua appartenenza all’organizzazione.

In un rapporto di 132 pagine, Almagro ha passato in rassegna “gli abusi” del governo di Maduro, che interessano “l’equilibrio fra i poteri dello stato, il funzionamento e l’integrazione del potere giudiziario, le violazioni dei diritti umani, il procedimento per il referendum revocatorio e una mancanza di capacità di risposta di fronte alla grave crisi umanitaria di cui soffre il paese, che compromette la piena fruizione dei diritti sociali della sua popolazione”.

Il segretario dell’Osa sottolinea che devono registrarsi “cambiamenti immediati nelle azioni del potere esecutivo, per evitare di cadere rapidamente in una situazione di illegittimità”. Nel documento, inoltre, Almagro insiste sul fatto che il Comitato permanente dell’organizzazione deve ascoltare la testimonianza di Henry Ramos Allup, presidente dell’Assemblea Nazionale, in mano all’opposizione dalle politiche dello scorso dicembre nella sua sessione straordinaria, che dovrebbe tenersi fra il 10 e il 20 giugno prossimi.

L’opposizione venezuelana sostiene di poter contare sull’appoggio di 20 paesi dell’Osa (su un totale di 35), ma nessuno dà per certo il possibile risultato di un voto nel Comitato, giacché gli equilibri diplomatici regionali sono stati fortemente perturbati dall’elezione di Mauricio Macri in Argentina e dalla sospensione della presidente brasiliana Dilma Rousseff, il cui governo è stato il principale alleato locale del chavismo venezuelano nei suoi tre lustri di governo.

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