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Via le sanzioni all’Iran, scambio prigionieri con Usa

(Keystone-ATS) A poche ore dall’atteso annuncio dell'”implementation day”, il giorno dell’attuazione dello storico accordo sul nucleare che farà cadere le pesanti sanzioni internazionali contro l’Iran, Teheran e Washington hanno annunciato uno storico scambio di prigionieri.

Un’operazione che già comincia a diventare terreno di scontro elettorale in America alla vigilia delle primarie, con i candidati repubblicani all’attacco, a partire dal magnate Donald Trump. Tanto da indurre l’amministrazione Obama a precisare che non si è trattato di un tradizionale “scambio di spie” ma di un “gesto umanitario”, dopo 14 mesi di trattative segrete che si sono chiuse solo nelle ultime 24 ore, non senza retroscena.

È stata l’agenzia semi ufficiale Fars a comunicare per prima la liberazione di quattro cittadini statunitensi, incluso Jason Rezaian, il capo dell’ufficio di Teheran del Washington Post, detenuto da oltre 18 mesi e condannato per spionaggio in un controverso processo a porte chiuse.

È su di lui che si è concentrata l’attenzione, dopo che era diventato protagonista di un caso internazionale, con la mobilitazione personale di Obama, gli appelli di alcuni candidati presidenziali e del mondo dell’informazione in una vicenda che appariva un ricatto politico e un esempio clamoroso di violazione dei diritti umani. Gli altri tre rilasciati, anche loro come Rezaian con la doppia cittadinanza americana e iraniana, sono Saeed Abedini, un pastore cristiano, Amir Hekmati, un ex Marine, e Nosratollah Khosravi-Roodsari, un imprenditore.

È stato rilasciato anche un quinto americano che non rientrava nell’accordo, Matthew Trevithick, uno studente che era stato incarcerato nei mesi scorsi. Tutti e cinque saranno trasferiti in Svizzera a bordo di un aereo elvetico e da qui raggiungeranno la base militare americana di Landstuhl, in Germania.

Era escluso dall’intesa, secondo fonti Usa, l’ex agente dell’Fbi Robert Levinson, scomparso in Iran nel 2007. Washington, dal canto suo, si è impegnata a liberare sette iraniani, di cui sei con doppia cittadinanza, detenuti per violazione delle sanzioni americane a Teheran.

Gli Usa hanno fatto altre concessioni, lasciando cadere le accuse giudiziarie contro quattro iraniani e la ‘segnalazione rossa’ all’Interpol per la cattura di altri 14, tutti coinvolti in casi di presunte violazioni delle sanzioni americane per aver aiutato Teheran a procurarsi tecnologia e merci Usa.

L’amministrazione Obama si è sforzata di assicurare contro ogni evidenza che il momento dell’implementazione dell’accordo sul nucleare iraniano non è collegato al rilascio dei cittadini americani. E ha assicurato che l’entrata in vigore dell’intesa è in corso di completamento: “Non ci sono ritardi ma al momento ci sono alcune chiarificazioni tecniche”.

Resta il fatto che l’annuncio, atteso per oggi, in serata non è ancora arrivato, nonostante l’ottimismo ostentato sin dal mattino dal ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif: “Oggi è un bel giorno per l’Iran, la regione e il mondo”, aveva commentato al suo arrivo a Vienna, dove ha incontrato il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, prima di un faccia a faccia con il segretario di Stato Usa John Kerry.

“Tutte le oppressive sanzioni imposte contro l’Iran saranno annullate oggi”, aveva assicurato. Tra i presunti retroscena dei negoziati per lo scambio dei prigionieri, il congelamento delle nuove sanzioni Usa ventilate contro Teheran per i suoi recenti test di missili balistici.

La decisione di ritardare le sanzioni sarebbe stata presa dopo una telefonata di Zarif, il quale avrebbe ammonito Kerry che la mossa avrebbe potuto far saltare tutta l’operazione. Anche questo risvolto, se confermato, diventerà oggetto di polemica elettorale. Ma i candidati della destra hanno già colto la palla al balzo.

Il magnate Donald Trump boccia lo scambio usando il pallottoliere: “Loro stanno ottenendo sette persone, quindi essenzialmente ottengono 150 miliardi di dollari più sette, e noi ne otteniamo quattro (prigionieri, ndr). Non suona troppo bene”, ha detto, definendo in ogni caso “una disgrazia” il fatto che “siano rimasti lì così a lungo”.

Il senatore del Texas Ted Cruz ha sollevato dubbi su possibili dettagli ancora non noti dell’accordo. Gli ha fatto eco il senatore della Florida Marco Rubio: “L’Iran prende in ostaggio per ottenere concessioni”. Intanto Obama ha giocato d’anticipo sulla revoca delle sanzioni all’Iran, conferendo a Kerry il potere di togliere l’ultradecennale bando sull’export di aerei passeggeri civili, che consentirà alla Boeing di vendere i suoi jet: una mossa per non restare spiazzato dal pre-accordo tra l’Iran ed il colosso europeo Airbus per l’acquisto di 114 aerei di linea.

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