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Viaggio in Turchia per delegazione Conferenza vescovi svizzeri

(Keystone-ATS) Una delegazione della Chiesa cattolica svizzera – guidata dal vescovo ausiliare della Diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo, Alain de Raemy – è rientrata nel fine settimana da un viaggio di otto giorni in Turchia.

Durante la visita, essa ha potuto farsi un’idea dei cambiamenti della società turca e delle conseguenze sulla minoranza cristiana nel Paese musulmano. Lo indica oggi in una nota la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS).

Nel corso del soggiorno, la delegazione – di cui facevano parte sette membri del Gruppo di lavoro “Islam” della CVS – ha voluto manifestare il suo sostegno morale ai cristiani presenti nella regione, precisa la nota.

Durante il viaggio, la delegazione ha inoltre incontrato i rappresentanti delle comunità musulmane, cristiane ed ebraiche ad Ankara e Istanbul. Sia il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, che il Metropolita Elpidophoros Lambrinadis, Arcivescovo di Bursa e rettore dell’Alta scuola teologica di Halki, hanno “presentato un immagine piuttosto positiva dei progressi realizzati in questi ultimi anni nell’ambito della libertà religiosa” in Turchia.

Questo apprezzamento è stato condiviso dal presidente della Conferenza episcopale turca, Arcivescovo Levon Zekiyan. “Durante i suoi incontri, il gruppo di lavoro ‘Islam’ ha potuto constatare che i cristiani, in qualità di piccola minoranza in Turchia, hanno optato per una atteggiamento ecumenico aperto e fruttuoso”, aggiunge la CVS.

Nel corso del viaggio, la delegazione elvetica ha avuto un incontro anche con il ministro degli affari religiosi Mehmet Görmez e ha potuto farsi un’idea della sempre maggiore visibilità dell’islam nella società turca. Stando al comunicato, i partner musulmani hanno assicurato “che il sistema giuridico secolare sarà mantenuto anche dopo la prossima revisione della Costituzione”.

Infine, durante un incontro con uno dei quattro membri cristiani del Parlamento turco, Erol Dora, il gruppo di lavoro “Islam” è stato orientato sulla situazione nel sud-est del Paese, dove numerosi rifugiati siriani, in maggioranza cristiani, sono stati accolti. Dora – che nel 2011 è stato il primo cristiano dal 1960 eletto in Parlamento – ha sottolineato la grande responsabilità di Unione europea e Stati Uniti nella situazione attuale in Siria.

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