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WEF: numerosi incontri ma pochi progressi in relazioni con UE

(Keystone-ATS) I consiglieri federali hanno moltiplicato gli incontri durante i quattro giorni della 45esima edizione del Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR), ma senza giungere a risultati concreti riguardo ai rapporti con l’Unione europea.

Il fatto che la composizione della Commissione europea sia mutata rappresenta un’opportunità per la Svizzera, ritiene il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann. I membri sono più giovani, ciò che potrebbe portare una nuova dinamica ai rapporti tra Berna e Bruxelles.

Secondo la consigliera Doris Leuthard, l’entrata in carica di un nuovo presidente della Commissione – Jean-Claude Juncker – potrebbe fornire nuovi impulsi ai negoziati.

La ministra dell’energia spera sempre di vedere la Svizzera partecipare al mercato europeo dell’elettricità. L’accordo bilaterale, che era quasi concluso, è congelato dall’accettazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa del 9 febbraio dell’anno scorso.

Con José Manuel Barroso, il processo era completamente bloccato, il suo “rifiuto era chiaro”, ha ricordato Leuthard a margine del WEF. La nuova Commissione europea dà nuove speranze: Leuthard ha avuto una buona impressione in occasione dell’incontro con il commissario europeo Miguel Arias Canete alla conferenza dell’Onu sul clima lo scorso autunno a Lima (Perù).

“Ho constatato che la situazione non era più così tesa”, ha detto. Leuthard si recherà a Bruxelles la settimana prossima per incontrare Canete.

La presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga deve recarsi a Bruxelles il 2 febbraio per vedere Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Malgrado questo nuovo slancio di ottimismo “prudente”, nulla è garantito. Dall’adozione dell’iniziativa dell’UDC contro l’immigrazione di massa – che esige la reintroduzione dei contingenti di stranieri, contraria al principio di libera circolazione dell’Ue – le relazioni tra Berna e Bruxelles sono tese. In luglio la Svizzera ha chiesto, senza successo, la rinegoziazione dell’accordo sulla libera circolazione.

Il problema è che la Svizzera non può permettersi il lusso di aspettare. La scadenza per l’applicazione del testo dell’UDC scade infatti il 9 febbraio 2017.

Ora che i consiglieri federali hanno conosciuto i nuovi membri della Commissione europea, occorre concretizzare, ha detto il ministro degli affari esteri Didier Burkhalter. “È dura e continuerà ad esserlo”, ha detto. Ma l’Ue ha bisogno della Svizzera e l’inverso”, ha aggiunto.

“La soluzione non è solo nera o bianca”, ha detto Schneider-Ammann. È certamente complicato, ma la Confederazione è un attore importante per l’UE. Si tratta del quarto partner commerciale dell’Unione europea”, ha tenuto a ricordare.

Da parte sua la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf ha approfondito la cooperazione finanziaria tra Svizzera e Cina: la Banca nazionale svizzera (BNS) e la Banca popolare cinese (PBOC) hanno firmato un documento d’intesa per lo sviluppo di operazioni in renminbi (yuan) in Svizzera. Un protocollo che faciliterà il commercio e gli investimenti tra Berna e Pechino.

Schneider-Ammann ha portato avanti il dossier indonesiano: le discussioni tra Svizzera e Jakarta dovrebbero proseguire quest’anno, ha assicurato il ministro dell’economia che spera portino, come con la Cina, a un accordo di libero scambio.

Infine Didier Burkhalter, che oggi sulla “SonntagsZeitung” non ha nascosto la sua delusione riguardo alla presenza contenuta di rappresentanti di Mosca, ha fatto avanzare il dossier fiscale concernente l’aeroporto di Basilea-Mulhouse: una soluzione che regoli il conflitto fiscale fra Svizzera e Francia sullo scalo dovrebbe essere trovata entro il 2016.

I due Paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta a margine del WEF. Se i principi saranno adottati, le compagnie aeree rimarranno sottoposte al regime fiscale elvetico. Le altre imprese attive nello scalo saranno invece tassate dalla Francia.

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