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WEF Davos: Lagarde, 2013 di duro lavoro

(Keystone-ATS) Certo il peggio è passato. Il 2013 sarà migliore del 2012. Ma Italia e Spagna dovranno comunque rimboccarsi le maniche: “il 2013 sarà un anno di duro lavoro”. Il direttore del Fmi, Christine Lagarde, sul palco del World Economic Forum di Davos parla del prossimo futuro dell’economia.

“Tutte le previsioni ci danno per il 2013 una ripresa fragile e timida”, dice parlando della congiuntura internazionale. Declina così quelli che definisce “principi di non rilassamento”. Ma, soprattutto, parla dei due paesi mediterranei. Animando su questo anche un dibattito con Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse. Gurria non vede altri margini per manovre e chiede maggiore generosità da parte degli altri paesi e istituzioni per togliere Italia e Spagna dall’impaccio di chiedere aiuti. “Non sono d’accordo con te, Angel”, ha prontamente ribattuto la ‘numero Uno” del Fondo.

Su Italia e Spagna Lagarde risponde ad una sollecitazione del capo economista del Financial Times, Martin Wolf. “Tu hai ragione – gli dice – la situazione è fragile e c’è una vera vera recessione”. Le ultime stime del Fondo Monetario sono peggiorate “ma dal 2014 la crescita sarà positiva”.

Intanto c’è da far passare il 2013. In Italia ci sono le elezioni di febbraio – spiega il direttore del Fmi – che “non creano certo un terreno stabile”. Ma certo “la situazione di Italia e Spagna è migliore nel 2013 rispetto al 2012: la cassetta degli attrezzi è più forte e anche i governi sono convinti che devono fare progressi strutturali”. Quindi in ossequio al principio di “non rilassatezza” aggiunge che nel 2013 i due Paesi dovranno lavorare ancora alacremente.

Ma i compiti da fare ci sono per tutti. L’Eurozona ha messo a punto importanti strumenti. Ritorna la figura della cassetta degli attrezzi. “Questo – aggiunge – non significa utilizzare gli strumenti messi sul tavolo, ma continuare nella strada del consolidamento fiscale e portare avanti le riforme strutturali”. Gli Usa, invece, devono portare avanti il piano per il consolidamento fiscale, decidendo quale è il termine per ridurre il deficit.

“Anche il Giappone – ha detto Lagarde – ha preso decisioni giuste. Siamo interessati alle loro decisioni e in particolare alla messa a punto del piano per ridurre il debito nel medio termine”. Il direttore del Fmi declina il principio del “giusto passo” che può cambiare a seconda del Paese e della situazione ma che, dopo gli interventi del recente passato, “non deve essere accelerato” ma proseguire sulla strada tracciata.

“Abbiamo già utilizzato tutti gli strumenti di bilancio che avevamo a disposizione, non c’è più spazio per manovre”, ripete invece più volte il segretario dell’Ocse, Angel Gurria, che dice espressamente di essere “enormemente preoccupato”.

Le sue idee, soprattutto su come gestire gli “attrezzi” messi in campo dall’Europa, non trovano concorde la Lagarde. Il numero uno dell’Ocse descrive l’impaccio politico in cui ora sono Italia e Spagna che “hanno deciso di non chiedere aiuti” e che “hanno migliorato la posizione anche se ci sono potenziali rischi”.

Così – spiega – “bisognerebbe dire, noi vi supportiamo su quello che voi chiedete”. Per il Fmi, invece, l’uso della “cassetta degli attrezzi non può dipendere dal clima di un momento. Gli interventi vanno discussi insieme e decisi insieme. Dicendo: voi rispettate questo programma e noi vi diamo gli aiuti”.

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