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Widmer-Schlumpf a Pechino: banca cinese in Svizzera entro dicembre

(Keystone-ATS) Eveline Widmer-Schlumpf, che questa settimana ha effettuato una visita ufficiale a Singapore e in Cina, ha annunciato oggi a Pechino che una banca cinese aprirà i battenti in Svizzera entro la fine dell’anno, facilitando in questo modo gli investimenti elvetici nel grande paese asiatico.

Dopo l’entrata in vigore l’anno scorso dell’accordo di libero scambio e la firma di una nuova convenzione di doppia imposizione, l’industria svizzera ha bisogno di una piattaforma di scambio dello yuan. Ciò permetterà alle impresse elvetiche di investire 150 miliardi di yuan all’anno in Cina, vale a dire circa 22 miliardi di franchi.

La banca che assicurerà le operazioni di compensazione è la China Construction Bank (CCB), che potrebbe inoltrare una richiesta di licenza bancaria all’Autorità federale di sorveglianza dei mercati finanziai (Finma) tra due o tre mesi. La procedura d’esame dura in genere circa sei mesi.

Non è ancora stato deciso ufficialmente dove avrà la sua sede la nuova banca, ma due settimane fa a margine del Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR) Widmer-Schlumpf aveva parlato di Zurigo o Ginevra.

La consigliera federale si è recata in particolare presso la sede della CCB dove è stata accolta dal presidente della banca e dai suoi collaboratori. Al centro dei colloqui vi è stata la caratteristica della licenza bancaria che, a differenza di quanto viene praticato in Cina dove le licenze sono limitate a precise attività, in Svizzera è valida per tutte le attività bancarie.

Durante la sua visita di due giorni nella capitale cinese, la responsabile del dipartimento federale delle finanze è stata ricevuta da Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale cinese (People’s Bank of China; PBOC). Eveline Widmer-Schlumpf ha colto l’occasione per assicurarsi del sostegno di Pechino in vista della partecipazione alla parte finanziaria del G20 nel 2016, anno di presidenza cinese.

In questo ambito si svolgono discussioni importanti, soprattutto sullo scambio automatico d’informazioni e la protezione dei dati. Queste decisioni sono spesso riprese dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). La Svizzera deve poter intervenire al più presto nella discussione, per evitare di vedersi imporre decisioni senza poter esprimere la sua opinione, ha spiegato la consigliera federale.

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