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Usa 2016: email hackerate, si valutano sanzioni a Mosca

(Keystone-ATS) La campagna elettorale americana rischia di diventare sempre più un ulteriore terreno di scontro tra gli Stati Uniti e la Russia. Gli Usa starebbero infatti valutando nuove sanzioni verso Mosca in risposta agli attacchi di hacker russi a esponenti democratici.

Non solo: secondo alcune indiscrezioni di stampa, gli stessi hacker russi avrebbero violato anche le email di un ex generale della Nato, Philip Breedlove, e del finanziere filantropo George Soros.

Il tutto mentre Donald Trump attacca ancora una volta Barack Obama, definendolo “il fondatore e il miglior giocatore dell’Isis’, e Hillary Clinton replica accusando il tycoon di “insultare l’America” e di parlare proprio come Vladimir Putin.

È proprio lo spettro di Putin che nelle ultime ore torna ad aleggiare sulla corsa per la Casa Bianca. Si è infatti rafforzata l’ipotesi di un ruolo del Cremlino nella vicenda dell’hackeraggio delle email di responsabili e gruppi legati al partito democratico. Almeno 100, scrive il New York Times, che citando fonti dell’Fbi parla di un attacco di dimensioni ben più vaste rispetto a quanto emerso in un primo momento. Per questo le indagini sarebbero state ampliate.

E l’agenzia Bloomberg cita il sito DCLeaks.com che ha pubblicato anche email ‘rubate’ a Breedlove e a Soros. Email che avrebbero lo stesso ‘marchio russo’ di quelle hacherate ai democratici.

Questi ultimi temono ora una nuova fuga di documenti prima delle elezioni dell’8 novembre. Una fuga come quella della vigilia della convention di Filadelfia, quando Wikileaks svelò i tentativi dei vertici democratici di danneggiare Bernie Sanders e favorire Hillary Clinton. Una vicenda quanto meno imbarazzante che ha portato all’azzeramento dei vertici del Democratic National Committee.

Così la campagna elettorale, a poco più di due mesi dal voto, si fa più rovente che mai. Donald Trump, che per un momento sembrava essere rientrato nei ranghi dopo l’ira del partito repubblicano sul caso Ryan-McCain, è ripartito come sempre a testa bassa, incurante di cosa sia politicamente corretto e cosa no. Nella convinzione – come lui stesso ha ammesso parlando con Time – che un linguaggio più soft e un atteggiamento più moderato non paghino: “Personalmente non so se questo è ciò che il Paese vuole – ha spiegato – Quando abbiamo teste mozzate in Medio Oriente, quando accadono cose mai avvenute prima in termini di atrocità, penso che forse la gente vuole una retorica più dura”.

Non la pensa così Hillary Clinton, che l’accusa non solo di istigare alla violenza e di offendere il presidente, ma di “insultare l’America”. I commenti del tycoon – scrive la campagna della candidata democratica – ancora una volta riecheggiano le posizioni di Putin e degli avversari del nostro Paese che vogliono attaccare gli interessi americani e la leadership americana”.

Intanto Trump se la prende ancora una volta con la stampa, definendo la Cnn “falsa e completamente disonesta”, con il colosso televisivo di Ted Turner finito nella ‘lista dei cattivi’ insieme alla Fox del tycoon dell’informazione Rupert Murdoch e al Washington Post del guru di Amazon Jeff Bezos.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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