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Berna in prima linea nella lotta al terrorismo

Il segretario di Stato statunitense Colin Powell impegnato a promuovere anche misure di controllo dei movimenti finanziari per tagliare l'erba sotto i piedi al terrorismo fondamentalista ispirato da Osama bin Laden swissinfo.ch

La Svizzera non è servita come base per la preparazione degli attentati terroristici agli Stati Uniti. Lo ha ribadito martedì a Berna il Ministero pubblico della Confederazione, che ha reso noto i primi risultati delle indagini e ribadito l'impegno della Svizzera nella lotta al terrorismo.

Al momento attuale non sussistono elementi che permettano di concludere che la Svizzera abbia rivestito un ruolo per i preparativi logistici all’attentato, o che la piazza finanziaria elvetica abbia fatto da tramite per il trasferimento di fondi, ha precisato Valentin Roschacher, procuratore pubblico della Confederazione. Le ricerche si concentrano attualmente su quest’ultimo aspetto, ma le investigazioni sulle possibili transazioni finanziarie e bancarie prenderanno ancora del tempo, ha puntualizzato il responsabile del Ministero pubblico.

Le uniche informazioni concrete che Roschacher ha fornito riguardano il breve passaggio in Svizzera di uno dei presunti attentatori. Lo scorso 8 luglio Mohamed Atta sarebbe transitato dall’aeroporto di Zurigo-Kloten, proveniente da Miami e diretto a Madrid, sostando per alcune ore su suolo elvetico. Le autorità federali non escludono che Atta possa aver lasciato l’aeroporto nel lasso di tempo tra l’arrivo e la partenza. Grazie ai dati forniti dalla carta di credito, il Ministero ha invece potuto confermare l’acquisto di due coltellini svizzeri che però non sarebbero serviti come arma per il dirottamento. I coltellini sono stati infatti ritrovati a Boston, tra i bagaglio di Mohamed Atta rimasti all’aeroporto a causa di un ritardo nella corrispondenza dei voli.

Finora nessuno è stato arrestato in Svizzera in seguito agli attentati di New York dell’11 settembre scorso, ma una persona, che si sarebbe annunciata volontariamente, è stata ascoltata dal Ministero pubblico.

Scarsi risultati anche sul fronte delle indagini finanziarie. I sospetti riguardo una violazione penalmente rilevante da parte della società finanziaria Al Taqwa, finita nel mirino della giustizia per possibili transazioni con Osama Bin Laden, non sono stati provati. I numerosi conti che erano stati provvisoriamente bloccati negli scorsi giorni in diversi istituti di credito sono stati nel frattempo liberati, in mancanza di elementi concreti che ne giustificassero un congelamento duraturo. Un nuovo conto viene però bloccato in queste ore in seguito ad alcuni sospetti comunicati all’Autorità di controllo in materia di riciclaggio.

La procedura d’inchiesta aperta dal Ministero pubblico della Confederazione costituisce un anello della catena dei provvedimenti adottati per scoprire i responsabili degli attentati terroristici, i quali potranno essere acciuffati solo grazie ad un’azione comune delle polizie e delle autorità penali di diversi Paesi, ha sottolineato Valentin Roschacher. “Tengo a ricordare una volta per tutte che il segreto bancario non rappresenta in alcun modo un problema per il perseguimento penale in Svizzera”, ha concluso il procuratore pubblico, il quale ha voluto respingere fermamente le accuse rivolte dai media internazionali alle autorità svizzere di ritardare le indagini.

Il Dipartimento di Stato americano si è dichiarato soddisfatto della collaborazione elvetica nella ricerca di fondi dei terroristi che hanno orchestrato l’attacco dell’11 settembre a New York e Washingon. A suo avviso il segreto bancario non è un «ostacolo» a tale collaborazione.

Il vicesegretario di Stato per gli affari europei Robert Bradtke ha sottolineato martedì pomeriggio in una videoconferenza tra Washington e Berna, poco dopo quella del Procuratore generale della Confederazione, di essere «molto soddisfatto» della volontà mostrata dalla Svizzera di collaborare in un’indagine «molto difficile». Ha per contro affermato di non essere al corrente dei rimproveri mossi dal procuratore della Confederazione Valentin Roschacher, secondo il quale la Svizzera non otterrebbe da Washington tutte le informazioni necessarie per compiere le sue indagini.

Luca Hoderas

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