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Costruzione: 2020 debole, impresari chiedono aiuto per la ripresa

L'anno trascorso è stato difficile, mentre per il 2021 le tendenze sono lievemente positive. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) A causa del Covid-19 per il settore della costruzione il 2020 si è rivelato l’anno più debole dal 2015, mentre il 2021 dovrebbe essere in lieve crescita, a patto però che anche gli enti pubblici facciano la loro parte, commissionando lavori.

Lo afferma la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC).

Nell’anno della pandemia il settore principale della costruzione ha realizzato un fatturato di 19,5 miliardi di franchi, in flessione del 5,8% rispetto all’anno precedente, si legge in un comunicato diffuso in occasione della conferenza stampa annuale dell’organizzazione. Il ramo se l’è cavata meglio di altri e la flessione sarebbe potuta essere inferiore, se tutti avessero remato nella stessa direzione, sostengono i vertici padronali, che puntano il dito contro i sindacati.

Il primo cantone a essere colpito dall’epidemia è stato il Ticino, nel marzo 2020, ricorda la SSIC. L’associazione era chiaramente dell’opinione che nel resto della Svizzera dovevano essere chiusi solo i cantieri nei quali non fosse possibile rispettare le regole di igiene e di distanza.

Quando i sindacati hanno chiesto una chiusura a livello nazionale dei cantieri si è manifestata una grande irritazione nel settore, afferma la SSIC, aggiungendo che “purtroppo alcuni cantoni della Svizzera romanda hanno ceduto a questa richiesta”. Il bilancio di questa approccio viene ritenuto “impressionante”: in Romandia il giro d’affari è calato del 12% rispetto al 2019, mentre nella Svizzera tedesca la contrazione si è limitata al 3%. In Ticino la flessione si è attestata a oltre il 14%.

“Dalla chiusura dei cantieri richiesta dai sindacati è conseguito il fatto che fino a 10’000 persone nella Svizzera romanda siano state inutilmente mandate in regime di lavoro ridotto e diverse centinaia di dipendenti siano entrati in disoccupazione”, prosegue la SSIC, secondo cui non vi sono tuttora prove che l’arresto dei lavori abbia fornito un contributo al contenimento della pandemia.

Ora si guarda al futuro. L’indice costruzione Svizzera, strumento elaborato da SSIC con Credit Suisse, prevede per l’anno in corso un fatturato di 19,8 miliardi di franchi. I ricavi aumenteranno in confronto al 2020, ma saranno più bassi rispetto a prima della pandemia. Se l’atteso trend positivo effettivamente si concretizzerà dipenderà però anche dalle autorità, a cui gli impresari chiedono uno sforzo maggiore.

Nel 2020 gli appalti pubblici sono diminuiti nella maggior parte dei cantoni, lamenta la SSIC. Nell’importante settore del genio civile pubblico sono stati assegnati il 3,4% in meno di appalti e le riserve di lavoro sono scese del 2,5%. Si sono notati anche ritardi nell’elaborazione delle domande di costruzione private, apparentemente a causa del telelavoro.

L’organizzazione chiede una valutazione più rapida delle licenze di costruzione e un’accelerazione dell’avvio di progetti già pronti. La Confederazione, i cantoni e i comuni dovrebbero inoltre attuare un cambiamento di prospettiva per quanto riguarda gli appalti pubblici: invece di assegnare le offerte a chi propone il prezzo più basso i progetti dovrebbero essere assegnati, a prezzi equi, ai fornitori che offrono la migliore qualità.

In questo modo il settore della costruzione potrà continuare a essere un pilastro importante dell’economia svizzera anche nel 2021: oggi – sottolinea la SSIC – contribuisce direttamente o indirettamente al 10% del prodotto interno lordo, fornisce impiego a 300’000 persone, in molti cantoni è fra i tre principali datori di lavoro (numero uno nei Grigioni, numero quattro in Ticino) ed elargisce buoni stipendi.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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