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Meno spese per consulenze esterne

(Keystone-ATS) BERNA – Il Dipartimento federale della difesa ultimamente ha suscitato critiche per i costi dei suoi consulenti esterni. Ma anche gli altri spendono parecchio per tali servizi. I costi sono comunque globalmente diminuiti negli scorsi anni.
In base alla distinta del Dipartimento delle finanze (DFF), tutta l’Amministrazione federale nel 2009 ha speso 250 milioni di franchi per pagare consulenti ed esperti esterni, con differenze notevoli a seconda dei dipartimenti. Tale spesa nel 2004 era di oltre mezzo miliardo.
Nel 2009 spicca, con oltre 105 milioni di franchi, il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC). Quest’ultimo spiega il notevole ammontare con la grande varietà dei compiti assegnati allo stesso dipartimento. Ad esempio, per la costruzione di strade servono geologi che ben conoscono la situazione locale, “e questi non li abbiamo in seno al dipartimento”, dice all’ATS il portavoce Dominique Bugnon.
Il DATEC spende in primo luogo per la consulenza dell’Ufficio dell’energia (UFE), soprattutto per la ricerca, in particolare nell’efficienza energetica e nella tecnologia degli stabili. Il mandato politico del DATEC non può essere assolto senza esperti; “non siamo una università”, aggiunge il portavoce.
Secondo i propri dati, il Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) paga 35 milioni di franchi per le consulenze esterne; mentre secondo il DFF sono 42 milioni. La differenza, spiega il portavoce Sebastian Hueber, è dovuta soprattutto al fatto che i mandati di ricerca degli Uffici federali della protezione della popolazione (UFPP) e dello Sport non vengono scritturati come spese di consulenza.
I costi del 2009 per gli esperti esterni del ministero dell’interno (DFI) ammontano praticamente alla stessa cifra, 41 milioni di franchi, la maggior parte dei quali per l’Ufficio della sanità pubblica (UFSP).
Lo stesso genere di spesa al Dipartimento dell’economia (DFE) raggiunge i 27 milioni, in quello delle finanze (DFF) 15 milioni e al ministero di giustizia e polizia (DFGP) 14 milioni. Fanalino di coda è il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) con soli 6 milioni.
Alcuni anni or sono la situazione era ben differente, con la diplomazia che nel 2004 spendeva oltre 130 milioni per la consulenza. Il DFAE, assieme al DATEC e al DFF, era fra coloro che davano lavoro al maggior numero di esperti esterni.
Per chiarire la questione, la Commissione della gestione (CdG) del Consiglio degli Stati aveva richiesto un rapporto al Controllo parlamentare dell’amministrazione (CPA). Quest’ultimo nel 2006 concludeva che la maggior parte dei costi era da imputare alle spese di consulenza per servizi informatici.
CPA e CdG criticavano in particolare il fatto che l’amministrazione federale spendeva in modo sproporzionato per mandati che venivano assegnati solo verso la fine dell’anno, facendo sorgere il sospetto che i compiti per gli esperti esterni venissero sfruttati per esaurire quanto rimaneva dei crediti.
Il rapporto del 2006 rilevava inoltre che l’aspetto della concorrenza praticamente non giocava alcun ruolo nell’assegnazione dei mandati. Veniva comunque sottolineato che, “nel caso ideale”, i consulenti esterni avevano dei vantaggi: prestazioni migliori, maggiore rapidità, meno cari e più flessibili.

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