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Nel 2015 persi in Svizzera tra 20’000 e 50’000 impieghi, Unia

La presidente del sindacato Unia, Vania Alleva (foto d'archivio). /KEYSTONE/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) Oltre 20 mila impieghi son andati persi lo scorso anno in Svizzera e certi analisti avanzano addirittura la cifra di 50 mila: lo afferma in un’intervista a Matin Dimanche la presidente del sindacato Unia, Vania Alleva.

“In questa giornata di festa, ma anche di lotta”, la sindacalista ritiene che la perdita di posti di lavoro sia da imputare alla forza del franco, che ha avuto ripercussioni sui salari e sul tempo di lavoro sia nell’industria che nel settore alberghiero e pure nel commercio.

Ma non è soltanto colpa del franco secondo Alleva: anche l’incertezza dovuta all’applicazione dell’Iniziativa UDC Contro l’immigrazione di massa ha giocato un ruolo, avendo “impedito alle aziende di investire”. A questo punto diventa quanto mai necessario applicare misure di accompagnamento quali maggiore protezione dei salari e migliori condizioni di lavoro.

In particolare nel ramo del commercio al dettaglio è indispensabile la firma di un contratto collettivo nazionale, il solo mezzo per proteggere i salariati, secondo la sindacalista, la quale ha ricordato che la stragrande maggioranza (96%) del personale attivo nella vendita è contrario a liberalizzare l’orario di lavoro, come ha evidenziato un sondaggio di Unia e soltanto l’1,85% dei 2520 interrogati si è detto a favore. La categoria dei venditori e delle venditrici è mal protetta contro le lunghe giornate di lavoro.

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