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Shock a Filadelfia, profanato cimitero ebraico

(Keystone-ATS) Profanato il cimitero ebraico di Filadelfia (USA), dove cento pietre tombali sono state abbattute e danneggiate. Un atto di vandalismo, così come lo ha definito la polizia, che segue quello analogo di solo una settimana fa a University City, in Missouri.

E soprattutto segue le ripetute ondate di allarmi bomba, cinque in tutto, che stanno scuotendo nelle ultime settimane le comunità ebraiche americane.

L’allarme a Filadelfia è scattato quando un uomo ha chiamato la polizia denunciando che le pietre tombali di tre familiari erano state danneggiate. Giunti sul posto gli agenti si sono trovati davanti a uno scenario peggiore, con un centinaio di pietre capovolte. Le indagini sono state subito avviate, ma la polizia non si è ancora sbilanciata su possibili sospetti e sul possibile movente. L’attacco è definito ”scioccante” dal portavoce del ministro degli esteri israeliano, Emmanuel Nahshon. ”Faremo il possibile per trovare i responsabili, risponderanno davanti alla legge. L’odio non è ammissibile” assicura il sindaco di Filadelfia, Jim Kenney, commentando la scoperta al Mount Carmel Jewish Cemetery. Parole di condanna anche dal governatore della Pennsylvania, Tom Wolf, che descrive l’atto di vandalismo come ”codardo”. Duro il senatore dello Stato, Bob Casey, che parla di gesto ”spregevole”.

La profanazione del cimitero ebraico a Filadelfia arriva dopo settimane di tensione fra il presidente Donald Trump e la comunità ebraica, i cui leader hanno premuto a lungo per una presa di posizione di Trump sulle minacce agli ebrei e alle istituzioni ebraiche. Un pressing che ha spinto Trump a condannare ogni atto antisemita. Nel corso della sua ultima conferenza stampa, il presidente si è scontrato con i media per una domanda sul crescente anti-semitismo attaccando Jake Turz, giornalista del settimanale ebraico ortodosso Ami Magazine, che l’aveva incalzato sul tema. Trump ha preso la domanda come un’offesa personale, cogliendo l’occasione per un nuovo attacco alla stampa. Immediata la risposta dell’American Jewish Committee che, con l’amministratore delegato David Harris, invita Trump a usare la sua posizione pubblica non per fare il bullo con i giornalisti ma per risolvere un problema che, per milioni di americani, è una minaccia.

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