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TF: nessuna riduzione automatica della borsa studio per le coppie

Nel calcolare una borsa di studio le autorità non possono ridurre automaticamente l'importo se il richiedente convive con il partner. KEYSTONE/CHRISTIAN BRUN sda-ats

(Keystone-ATS) Nel calcolare una borsa di studio le autorità non possono ridurre automaticamente l’importo se il richiedente convive con il partner.

È quanto afferma il Tribunale federale (TF) in una sentenza pubblicata oggi, ritenendo che prima di effettuare una diminuzione deve essere stabilito se il rapporto è stabile.

La decisione riguarda uno studente del canton Vaud che dal 2014 beneficiava di una borsa di studio di circa 25’000 franchi annuali. Alla fine del 2016 si era visto ridurre la sovvenzione a 12’000 franchi all’anno dopo aver annunciato all’ufficio vodese delle borse di studio che a partire dal 1 gennaio sarebbe andato a convivere con la sua compagna.

Tale decisione, basata sullo stipendio di quest’ultima, è stata confermata dal Tribunale cantonale che l’ha giudicata conforme alla legge vodese sull’aiuto agli studi.

Nella sentenza pubblicata oggi, il TF ha annullato la decisione e rinviato il caso all’Ufficio delle borse di studio. Per i giudici di Mon Repos, la nozione di coppia deve essere interpretata nel senso ad essa attribuito dalla legislazione federale.

In materia sociale, la giurisprudenza ammette che l’esistenza di una relazione di coppia stabile può essere presa in considerazione nel valutare le esigenze di uno dei partner. Per stabilire un obbligo di assistenza reciproca, questo rapporto deve durare per un certo periodo di tempo, sottolinea il TF. Il semplice fatto che due persone facciano parte della stessa economia domestica è un segno, ma non la prova di una tale relazione.

Nel caso in questione, il Tribunale cantonale non poteva limitarsi a constatare che a partire dal 2017 il ricorrente e la sua compagna convivessero. Prima di pronunciarsi sulla riduzione dell’importo della sovvenzione, avrebbe dovuto stabilire l’esistenza di una relazione stabile e duratura, afferma l’Alta corte.

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