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Vaccini Covid-19, finora oltre 16’000 notifiche effetti collaterali

Oltre 16'000 notifiche di effetti collaterali KEYSTONE/DPA/ANNETTE RIEDL sda-ats

(Keystone-ATS) Sono 16’212 le notifiche di sospette reazioni avverse relative ai vaccini anti-Covid-19 in Svizzera finora registrate. Lo rende noto oggi Swissmedic, precisando che il 61,8 % di queste sono state segnalate come “non gravi”, mentre il restante 38,2 % come “gravi”.

La maggior parte (69%) ha riguardato il preparato anti Covid-19 Spikevax di Moderna, che è però anche stato il più utilizzato in Svizzera, con il 63% delle dosi somministrate. Il 28% delle notifiche è invece legato al Comirnaty di Pfizer/BioNTech, utilizzato per circa il 37 % delle dosi. In alcuni casi non è stato specificato il vaccino, rileva Swissmedic in una nota.

Per quanto riguarda i casi classificati come “gravi”, l’età media delle persone colpite era di 52,7 anni. Sono stati riportati con maggiore frequenza febbre, mal di testa, affaticamento, brividi, nausea e vertigini. Queste reazioni prevalgono anche nei casi non gravi.

In 227 dei casi gravi sono stati registrati decessi a differenti intervalli di tempo dalla vaccinazione. L’età media delle persone decedute era di 78,8 anni. Analizzando questi casi in maniera più approfondita, vi erano altre cause più probabili che potevano spiegare l’evento sulla base dei dati a disposizione, nonostante un’associazione temporale con la vaccinazione, precisa Swissmedic.

Nella maggior parte dei casi, una notifica contiene più di una reazione. In totale sono state segnalate 50’528 reazioni, il che corrisponde a una media di 3,12 per notifica, prosegue il comunicato precisando che il 45% notifiche sono state inoltrate da operatori sanitari e il restante direttamente dai cittadini.

La maggior parte degli interessati (67,1%) aveva un’età compresa tra i 18 e i 64 anni (in media 50,2 anni). La percentuale di persone di età superiore ai 65 anni era del 19,7% e quella di persone di età compresa tra i 12 e i 17 anni del 1,1%. Il 62,1% delle notifiche riguardava donne, il 35,1% uomini. In alcuni casi mancavano informazioni sull’età o sul sesso.

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