“Accordo SSR-editori è irritante, allora si crei alternativa a SSR”

L'accordo reso noto una settimana fa tra SRG SSR e gli editori svizzero tedeschi - l'ente limita fra l'altro le sue attività online, in cambio la controparte invita a respingere l'iniziativa che mira a ridurre il canone radio-TV a 200 franchi - è "irritante".
(Keystone-ATS) Lo sostiene David Roth, vicepresidente del Partito socialista svizzero e dirigente settoriale presso il sindacato dei media Syndicom, che vista la situazione invita a pensare all’istituzione di piattaforme alternative di servizio pubblico, al di fuori dei recinti di SRF, RTS e RSI.
L’intesa “è molto irritante sia in termini di contenuto che di forma”, afferma il consigliere nazionale (PS/LU) in un’intervista pubblicata oggi dalla WochenZeitung (WoZ). “Per quanto riguarda i contenuti, significa che la SRG SSR si sta ritirando da diversi settori. Nello sport, ad esempio, gli eventi commercialmente interessanti devono essere lasciati alle televisioni private: si tratta però pure di manifestazioni che interessano il grande pubblico. Anche la restrizione sui social media è incomprensibile. Dopo tutto, la SRF raggiunge un pubblico molto lontano dai media tradizionali. La missione della SRG SSR è quella di unire la Svizzera, ma questo accordo fa il contrario”.
“Trovo molto strano che in un momento precedente il voto sull’iniziativa di dimezzamento del canone gli attori del mercato privato possano presentare le loro richieste alla SRG SSR e che quest’ultima reagisca negoziando sul suo orientamento”, osserva il 40enne. “Vengono intaccate anche le prerogative del parlamento, dove la discussione sul futuro mandato di prestazioni non è nemmeno iniziata”.
“I politici o i gruppi di interesse che fin dall’inizio si sono opposti all’iniziativa devono sentirsi presi in giro”, argomenta l’ex presidente dei giovani socialisti svizzeri (GISO). “A quanto pare, si può ottenere qualcosa dalla SRF se si parla abbastanza forte contro la radio e la televisione. Viene da chiedersi quanto siano indipendenti le emittenti della SRG SSR se si lasciano convincere a fare affari in questo modo a causa di un ricatto politico. E cosa significa per i nostri editori, se cambiano idea solo perché ricevono benefici finanziari o diritti sportivi? Quanto successo sa di corruzione e di farsi corrompere. Questo deve preoccupare l’opinione pubblica”.
“SRG SSR e gli editori non vogliono rendere pubblico l’accordo, sebbene lo abbiano già inviato alla Commissione della concorrenza: nemmeno la commissione parlamentare competente, di cui faccio parte, lo ha ricevuto”, si rammarica il deputato. “È però chiaro dall’annuncio che il denaro sta affluendo direttamente agli editori per incoraggiarli a rifiutare l’iniziativa del dimezzamento: si legge letteralmente che in futuro la SRG SSR investirà la maggior parte dei fondi per il marketing online con case editrici private svizzere e non più nelle reti sociali. Cedendo i diritti sportivi, che possono essere quantificati in termini monetari, la SRG SSR acquista in ultima analisi un sostegno politico”.
“Per il momento, l’accordo è stato concluso solo con l’associazione degli editori svizzero-tedeschi. E anche se la pubblicità online finirà per andare a tutti, i principali beneficiari saranno le grandi aziende. Durante la votazione della legge su un pacchetto di misure a favore dei media l’argomento principale degli oppositori era che anche i grandi operatori sarebbero stati sovvenzionati. Questo è esattamente ciò che potrebbe accadere ora: il denaro Serafe pagato dai cittadini per un’istituzione pubblica potrebbe essere trasferito al settore privato per vie traverse”.
Anche esponenti di altri partiti sono molto irritati da quello che è avvenuto, prosegue l’intervistato. “Per me è chiaro che dobbiamo discutere seriamente di un secondo servizio pubblico accanto alla SRG SSR. Se la società svizzera di radiotelevisione ritiene di sua iniziativa di essere troppo potente allora dovrebbe trasferire parte del suo budget a un’alternativa”.
“Ci sono altri paesi, come la Germania, dove esistono due emittenti di diritto pubblico. Ma non dobbiamo più necessariamente pensare in termini di canali radiotelevisivi: non potrebbero esserci anche altri programmi di servizio pubblico nelle regioni, ad esempio? Dovrebbero non essere orientati al profitto, in modo che la popolazione eviti di finanziare gli utili privati”.
Il politico – che si è candidato al Nazionale nel 2011, nel 2015, nel 2019 e nel 2023, riuscendo al quarto tentativo – pensa a piattaforme giornalistiche. “Che siano regionali o nazionali, sarebbe comunque un arricchimento se ce ne fossero di più. Per ora, però, dobbiamo evitare il dimezzamento dei fondi del canone. Purtroppo, al momento non c’è alcuna possibilità che ci siano fondi aggiuntivi per un’alternativa alla SRG SSR”, conclude.