Autorizzato ingresso Spianata Moschee a gruppi di ebrei

(Keystone-ATS) Dopo 20 giorni gli ebrei sono stati autorizzati a ritornare sulla Spianata delle Moschee, il ‘Monte del Tempio’ da dove sono partite le tensioni tra israeliani e palestinesi che ha causato 11 giorni di guerra.
Con un’operazione organizzata fin nei minimi termini, con la copertura di reparti di sicurezza di riserva, la polizia israeliana ha aperto di buon mattino un cancello laterale della Spianata delle Moschee a Gerusalemme e ha consentito l’ingresso di fedeli ebrei. Immediata da Ramallah la reazione di collera: “È stata una brutale provocazione dei sentimenti dei musulmani” ha affermato il ministero degli esteri palestinese.
La tensione era nell’aria. All’inizio del mese quella Spianata – sacra sia agli islamici sia agli ebrei, per i quali si tratta del Monte del Tempio – è stata teatro di violenti affrontamenti fra fedeli musulmani, impegnati nei riti del Ramadan, e la polizia israeliana. La situazione è degenerata il 10 maggio quando, nell’intento di “difendere la Moschea al-Aqsa” Hamas ha lanciato verso Gerusalemme i primi razzi.
In seguito al cessate il fuoco Hamas ha fatto sapere ai mediatori egiziani che la situazione a Gerusalemme prima del 10 maggio non potrà proseguire e che occorre adesso impedire l’ingresso nella Spianata di comitive di ebrei.
Ma nei giorni scorsi il premier Benyamin Netanyahu ha ribadito che il cessate il fuoco riguarda soltanto la sospensione del ricorso alle armi. Israele – ha ribadito – non ha mai accettato alcun impegno limitativo riguardo Gerusalemme.
Quando alle sette di mattina, senza preavviso, la polizia ha aperto il cancello alla Porta dei Mugrabi (l’unica entrata alla Spianata consentita agli israeliani) la tensione era elevata. Ma la visita della prima comitiva, di 20 persone, si è svolta senza incidenti. Questo genere di visite sarà autorizzato anche nei prossimi giorni, fra le 7 e le 11 del mattino.
La reazione dell’Autortà nazionale palestinese e della Giordania – Paese custode della moschea al-Aqsa – non si è fatta attendere. Il portavoce del presidente Abu Mazen, Nabil Abu Rudeina, ha avvertito che “i raid nella Spianata della Moschea al-Aqsa rischiano di alimentare un’altra escalation”.
Allarmata anche la reazione giordana secondo cui oggi ad un ingresso alla Spianata sono stati percossi impiegati del Waqf, l’ente per la protezione dei beni islamici che opera sotto tutela giordana. “Israele – ha affermato – deve cessare gli attacchi alla moschea al-Aqsa”. Per Abu Rudeina l’importante è adesso rafforzare il cessate il fuoco e sostenere gli sforzi già avviati da Usa ed Egitto per rilanciare la ricostruzione della Striscia.
In seguito agli attacchi israeliani degli ultimi 11 giorni, ha affermato Philippe Lazzarini (Commissario generale dell’Unrwa, l’ente di sostegno ai profughi palestinesi) “Gaza è stata riportata indietro di diversi anni”. Per le prime necessità saranno necessari, secondo le stime attuali, 38 milioni di dollari. I danni fisici alle abitazioni e alle infrastrutture – ha aggiunto la coordinatrice umanitaria Lynn Hastings – sono ingenti.
“Ma la situazione più preoccupante riguarda il trauma della popolazione dopo 11 giorni di bombardamenti continui, senza aver beneficiato di nemmeno una pausa umanitaria”. Compito urgente dell’Unrwa è adesso, secondo i suoi dirigenti, garantire stabilità e speranza agli abitanti della Striscia (1,4 milioni di essi fruiscono direttamente dei suoi servizi). Perchè ciò avvenga, hanno avvertito, occorrerà però “risolvere il conflitto alle sue radici”.