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Boom di riscaldamenti a legna e molto lavoro anche per spazzacamini

Una stufa a legna appare essere il sistema più sicuro per premunirsi contro un'eventuale penuria energetica. KEYSTONE/ALEXANDRA WEY sda-ats

(Keystone-ATS) In Svizzera si assiste a una corsa ai sistemi di riscaldamento alternativi, in particolare quelli a legna. Il boom sta generando anche parecchio lavoro per gli spazzacamini. Gli esperti del settore consigliano di fare scorta di legna il prima possibile.

La domanda di impianti a legna, che era già aumentata notevolmente durante la pandemia, ha subito una nuova accelerazione sulla scia della guerra in Ucraina e dell’incombente crisi energetica invernale. “Nella prima metà del 2022 è stato installato l’80% in più di sistemi di riscaldamento a legna rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, spiega all’agenzia Awp Andreas Kehl, direttore di Energia Legno Svizzera, l’associazione del ramo.

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Anche gli spazzacamini si accorgono della crescita. “La richiesta dei nostri servizi è aumentata notevolmente negli ultimi tempi”, fa sapere la loro organizzazione nazionale. I clienti vogliono soprattutto sapere se i camini e le canne fumarie che non sono stati utilizzati per molto tempo sono ancora funzionanti o se è possibile installare un sistema di riscaldamento a legna. Stando all’associazione è importante che i caminetti che non sono stati in funzione da diversi anni siano valutati da un professionista prima di essere riattivati.

Molti non sanno che esistono norme e requisiti antincendio per i sistemi di riscaldamento a legna. Per esempio l’installazione di un caminetto richiede una licenza edilizia da parte dell’autorità di polizia antincendio del rispettivo comune, per cui si devono anche pagare delle tasse. Vi è però chi cerca di installare i caminetti da solo, cosa che non è raccomandabile: gli spazzacamini ne notano poi i difetti durante la manutenzione. “Molte carenze sono dovute al fatto che i proprietari non hanno letto correttamente le istruzioni di installazione, in particolare le distanze di sicurezza”, afferma Charly Feuz, presidente dell’associazione bernese degli spazzacamini bernesi.

Nel cantone queste carenze vengono verbalizzate e segnalate. Nel peggiore dei casi esse possono condurre a un divieto di accendere il fuoco; se questo non viene rispettato e si verificano danni l’assicurazione dell’immobile può rifiutarsi di pagare i danni. Dallo scoppio della crisi energetica gli spazzacamini non hanno comunque riscontrato più problemi del solito. Anzi, “il numero di questi difetti di protezione antincendio è tendenzialmente diminuito negli ultimi anni”, osserva Feuz.

Fra i vari potenziali problemi figura anche l’utilizzo di un legno sbagliato. Ma per avere quello giusto bisogna muoversi per tempo: Kehl consiglia di non aspettare oltre per ordinarlo, perché il settore, come altri, soffre per le difficoltà a livello di logistica e di personale. “C’è una carenza sia di camion che di autisti. Inoltre, il legno per i pellet deve essere prima essiccato, quindi la capacità non può essere raddoppiata da un giorno all’altro”, spiega Kehl.

Anche Werner Luginbühl, presidente della Commissione federale dell’energia elettrica (ElCom) ha recentemente consigliato – in una intervista alla NZZ am Sonntag – di fare scorta a sufficienza di legna. A suo avviso sussiste infatti il rischio che l’Europa vada incontro a una carenza di gas su larga scala.

In linea di principio Kehl ritiene comunque che in Svizzera ci sia abbastanza legno disponibile. Il Ticino, ad esempio, ha ancora un grande potenziale per il disboscamento, fa notare. Tuttavia vi sono ancora problemi a livello di trasporti, con i difficili collegamenti nei boschi, e di organico. “Negli ultimi 30 anni i prezzi del legno sono stati così bassi che molte aziende forestali hanno licenziato personale o interrotto del tutto la loro attività”.

Anche l’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del paese (UFAE) conclude, in un’analisi, che l’approvvigionamento di energia da legno è ancora assicurato nella Confederazione.

Kehl è comunque preoccupato per l’elevata richiesta di pellet, tronchi e cippato in vista del prossimo inverno. “La domanda potrebbe superare in modo significativo l’offerta”, dice. Grattacapi sono in vista anche sul fronte dei prezzi. “Una tonnellata di pellet costava ancora 280 franchi lo scorso ottobre, in gennaio era già a 360 franchi e attualmente il prezzo si aggira intorno ai 500 franchi”. Secondo Kehl è probabile che le tariffe continuino a salire.

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