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Caso Crypto: nessun accesso a documenti su inchiesta anni ’90

La Crypto ha venduto per anni dispositivi di crittografia "deboli" che hanno consentito ai servizi segreti americani e tedeschi di avere accesso a informazioni confidenziali. KEYSTONE/URS FLUEELER sda-ats

(Keystone-ATS) Nulla da fare per una giornalista della televisione svizzerotedesca: i dossier sul caso Crypto, azienda che fabbricava dispositivi di crittografia, risalenti agli anni ’90 non possono essere consultati.

È quanto ha stabilito il Tribunale federale (TF) confermando i rifiuti opposti alla redattrice dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) e dell’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (SERV).

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Il caso Crypto aveva scosso la Svizzera nel febbraio 2020. Diversi media hanno riferito che la CIA e i servizi segreti tedeschi – BND – avevano spiato oltre un centinaio di Paesi attraverso dispositivi di crittografia manipolati dell’azienda Crypto di Zugo.

Alla fine di ottobre 2019, una giornalista aveva chiesto di poter consultare i documenti conservati all’Archivio federale di Berna risalenti agli anni ’90 in relazione all’indagine sulla Crypto condotta dalla Polizia federale dell’epoca. Una richiesta che l’Archivio aveva girato al SIC: quest’ultimo aveva respinto la domanda per una buona parte dei documenti, sostenendo che la non diffusione di determinate informazioni rispondeva a un interesse pubblico prepronderante.

Un secondo tentativo inoltrato questa volta all’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (SERV) si era anch’esso concluso con un rifiuto.

Spie identificate

Dopo due decisioni a sfavore della giornalista emanate dal Tribunale amministrativo federale nel 2021 e 2022, il TF ha confermato i rifiuti in due sentenze pubblicate oggi. Nel caso dell’Archivio federale, i giudici di Losanna sottolineano che i documenti richiesti menzionano per nome gli informatori dei servizi segreti stranieri e i Paesi ai quali sono stati venduti i dispositivi “taroccati”. Per la massima istanza giudiziaria svizzera, l’interesse della Svizzera a mantenere la segretezza è giustificato.

Questi documenti, spiega il TF, sono soggetti a un periodo di protezione di 50 o 80 anni (e non 30 anni come per la maggior parte dei documenti della Confederazione, n.d.r), durante il quale non possono essere consultati dal pubblico. I giudici non escludono che l’interesse alla riservatezza possa evolvere col passare del tempo e che la consultazione possa essere autorizzata prima della scadenza del termine, ma al momento non è questo il caso.

Dati ancora segreti

Il TF puntualizza inoltre che i documenti dell’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni (SERV) contengono informazioni dettagliate sugli Stati e i ministeri che hanno acquistato macchine dalla Crypto, nonché sulle versioni e sulle soluzioni di codifica. Queste informazioni non sono ancora state pubblicate dalla stampa.

Secondo Mon Repos è nell’interesse di questi Stati mantenere il segreto su queste informazioni. Un’eventuale divulgazione potrebbe danneggiare le relazioni con la Svizzera.

(Sentenze 1C_321/2021 e 1C_257/2022 del 7 giugno 2023).

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