CF: sistema fiscale svizzero è competitivo
(Keystone-ATS) Il sistema svizzero d’imposizione delle aziende è globalmente competitivo e la Confederazione si difende bene anche per quanto riguarda i privilegi fiscali concessi a stranieri facoltosi. È la conclusione a cui giunge il Consiglio federale, che ha pubblicato oggi – a due settimane dal voto sull’iniziativa per l’abolizione dell’imposizione forfettaria – uno studio sull’attrattiva fiscale della Confederazione in un confronto internazionale.
Su richiesta del Parlamento, il governo ha ordinato l’esame attento di diversi aspetti del sistema fiscale elvetico rispetto ad altri paesi. L’indagine ha considerato approfonditamente i modelli in uso in tredici altri Paesi: Liechtenstein, Gran Bretagna, Irlanda, Belgio, Olanda, Austria, Lussemburgo, Singapore, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti e Brasile.
A livello internazionale, rileva lo studio, regna una forte concorrenza per attirare persone ricche e i loro investimenti. Alcuni paesi offrono permessi di soggiorno o addirittura la cittadinanza a quegli stranieri facoltosi che acquisiscono immobili o titoli di stato.
In Svizzera gli stranieri che non svolgono alcuna attività lucrativa godono in molti cantoni del sistema di forfait fiscali e possono essere tassati in base al tenore di vita invece che secondo il reddito e la sostanza. Se ciò continuerà anche in futuro lo deciderà il popolo il prossimo 30 novembre.
Un sistema analogo è in vigore anche presso il Principato del Liechtenstein, dove i cittadini stranieri possono richiedere una tassa “flat-rate” del 25% delle loro spese. Altri paesi – tra cui Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo – non offrono invece alcun regime fiscale particolare per queste persone. L’Austria non propone alcuna imposizione forfettaria ma contempla la possibilità di attribuire a condizioni ben precise un’imposizione preferenziale ad alcuni facoltosi contribuenti stranieri.
Paesi invece che si orientano piuttosto a un sistema giuridico anglosassone – Gran Bretagna, Irlanda e Singapore – attirano ricchi stranieri non tassando le entrate provenienti dall’estero e che non vengono trasferite nel paese.
La legislazione fiscale degli Stati Uniti per contro non prevede alcuna norma speciale per le persone facoltose. Tuttavia vi sono a volte “alcune possibilità di ottimizzazione dell’imposizione” per gli stranieri, precisa lo studio. Ad esempio, uno straniero può soggiornare fino a un massimo di 121 giorni all’anno negli USA senza essere considerato “straniero residente” e quindi sarà tassato unicamente sul suo reddito proveniente da fonte americana.
Molti dei paesi esaminati offrono anche norme speciali per gli espatriati che vengono inviati da un’impresa, sottolinea il rapporto. Si tratta soprattutto di deduzioni forfettarie per le spese supplementari. In Svizzera, gli espatriati possono detrarre le spese professionali speciali dall’imposta sul reddito, ad esempio spese di viaggio e di trasferimento, spese di alloggio in Svizzera in caso del mantenimento della residenza permanente all’estero, nonché i costi per le scuole private di lingua straniera.
Secondo lo studio, la regolamentazione elvetica risulta “totalmente competitiva”, scrive il Consiglio federale, che chiede il mantenimento della tassazione forfetaria e raccomanda di votare ‘no’ all’iniziativa il prossimo 30 novembre.
Per quanto riguarda la tassazione delle imprese, dallo studio emerge che tutti i paesi considerati accordano aiuti statali non fiscalizzati: per gli stati membri dell’Ue le somme variano tra lo 0,217% e lo 0,737% del prodotto interno lordo.
Alcuni paesi sottomettono le aziende a un carico fiscale basso: ad esempio l’Irlanda prevede tasse esigue per gli utili, mentre Belgio o Lussemburgo limitano gli utili imponibili per alcuni settori d’attività o ricorrendo a regimi speciali quali i “licence box”. Singapore ad esempio, combina i due sistemi, tassando in maniera minima gli utili e prevedendo deduzioni speciali.
In Francia, Germania, Italia, USA e Brasile, sugli utili delle aziende gravano tasse più pesanti e per preservare le loro entrate questi paesi ricorrono alle cosiddette “black list”, limitano la deduzione di interessi passivi o applicano regole speciali alle società straniere controllate.
In un confronto internazionale, il sistema elvetico ottiene globalmente buone note. Denunciati a livello internazionale, alcuni regimi favorevoli sono condannati a sparire nell’ambito della terza riforma della tassazione delle imprese. Nuove misure dovranno quindi essere adottate per assicurare la competitività fiscale del Paese, ricorda il Consiglio federale.
La Confederazione difende i suoi interessi negoziando accordi bilaterali contro la doppia imposizione, discutendo con l’Unione europea o partecipando a trattative multilaterali in seno al Comitato degli affari fiscali dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE).