CN: pagamenti in contanti, nessun limite
(Keystone-ATS) La Svizzera non intende giocare a fare “il primo della classe” in materia di riciclaggio di denaro, limitando i pagamenti in contanti a 100 mila franchi al massimo. Lo ha ribadito oggi il Consiglio nazionale per 94 a 90 affrontando le raccomandazioni – e le relative modifiche di legge – del Gruppo d’azione finanziaria contro il riciclaggio di capitali (GAFI). Il dossier ritorna agli Stati.
Con questo voto, giunto un po’ a sorpresa, la Camera del popolo ha ribadito – per la seconda volta – la propria avversione per qualsiasi limite per le transazioni cash, sostenendo che il GAFI non indica al riguardo alcuna somma precisa. Per ben due volte, gli Stati si sono pronunciati per il limite di 100 mila franchi.
Il centro-sinistra ha sostenuto che un’applicazione troppo blanda delle raccomandazioni del GAFI potrebbe avere conseguenze spiacevoli per la piazza finanziaria elvetica, con l’iscrizione della Svizzera in una lista “grigia” o “nera” di paesi poco cooperativi a livello di riciclaggio. “Possiamo scegliere tra essere allievi modello oppure gli ultimi della classe”, ha dichiarato Alec von Graffenried (Verdi/BE).
Per Yves Nidegger (UDC/GE), l’intera revisione è un esercizio masochistico che non impedirà il finanziamento del terrorismo, come preteso dal GAFI. La legge estende le regole del GAFI a tutti i commercianti, obbligandoli a ricorrere a un intermediario finanziario – leggi banca – per transazioni sopra i 100 mila franchi, o ad annunciare transazioni sospette. Invece di giocare all’allievo modello, dovremmo evitare di rendere inutilmente difficile l’esistenza ai piccoli imprenditori, ha sostenuto il democentrista ginevrino.
La decisione odierna del plenum è uno schiaffo per il Consiglio federale il quale, di fronte alle resistenze della destra, aveva proposto su questo aspetto un compromesso – tra l’altro approvato dalla commissione delle finanze del Nazionale – che avrebbe sì permesso transazioni sopra la soglia dei 100 mila franchi, ma obbligato i commercianti (persone fisiche o giuridiche che trattano beni a titolo professionale e a tale scopo sono pagati) a rispettare nuovi obblighi di diligenza.
Essi avrebbero dovuto, per esempio, indicare l’identità della controparte e documentare la transazione. Qualora un’operazione fosse apparsa inusuale sarebbero stati tenuti a chiarirne le circostanze e – in caso di sospetto che il denaro provenga da un crimine, da un reato fiscale o da un’organizzazione criminale – sarebbero stati tenuti ad informare le autorità competenti.