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Colombia: presidente chiede perdono per vittime di due massacri

Il presidente colombiano Gustavo Petro ha chiesto perdono a nome dello Stato colombiano per due massacri commessi alla fine degli anni '90, nel nord-ovest del Paese, da paramilitari con l'acquiescenza di soldati e polizia. KEYSTONE/EPA/Luis Eduardo Noriega A. sda-ats

(Keystone-ATS) Il presidente colombiano Gustavo Petro ha chiesto perdono a nome dello Stato colombiano per due massacri commessi alla fine degli anni ’90, nel nord-ovest del Paese, da paramilitari con l’acquiescenza di soldati e polizia.

“Come massimo esponente di questo Paese – ha detto pubblicamente – devo scusarmi con i famigliari di quelle vittime e con le vittime stesse che non possono più accompagnarci perché sono state assassinate da rappresentanti dello Stato”.

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Petro si è inoltre rammaricato di dover arrivare all’estremo di presiedere un atto come quello di oggi, e di averlo dovuto fare su richiesta di una corte di giustizia internazionale, a causa della “mancanza” di “volontà politica” delle istituzioni locali incaricate di indagare sui casi, che “non hanno fatto il loro dovere”.

La presentazione delle scuse del capo dello Stato è avvenuta a Medellìn, davanti a un gruppo di famigliari di 22 contadini uccisi, in esecuzione di una sentenza della Corte Interamericana dei Diritti umani (IACHR).

Nel 2006 quella Corte condannò lo Stato colombiano a riconoscere la propria responsabilità in due massacri, avvenuti per mano di bande paramilitari nel 1996 e 1997 nelle località di La Granja (cinque contadini uccisi) e El Aro (altri 17 morti).

Inoltre la IACHR condannò lo Stato colombiano a pagare una somma di un milione di dollari ai famigliari delle vittime e ordinò al governo di Bogotà, inutilmente per 16 anni fino ad oggi, di chiedere perdono.

Petro, che ha invece accettato di formulare un mea culpa che i presidenti che lo hanno preceduto non hanno pronunciato, ha promesso di fare “tutto il possibile” affinché “le azioni di riparazione e di giustizia siano veramente dirette al fine della pace e della riconciliazione della società colombiana”.

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