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Corte suprema Canada, diritto comico a deridere ragazzo disabile

I due protagonisti della vicenda. vedettequebec.com sda-ats

(Keystone-ATS) Ribaltando due precedenti sentenze, la Corte suprema canadese ha stabilito che un comico ha il diritto di deridere un giovane cantante disabile, in un caso che ripropone il dibattito sui limiti della satira e sulla necessità di proteggere le persone vulnerabili.

La decisione, con una divisione dei giudici 5 a 4, mette fine ad una battaglia legale durata oltre dieci anni. Al centro della vicenda Jéremy Gabriel, che ora ha 24 anni, nato con deformità alla testa, alla faccia e alle orecchie. Fin da piccolo si è guadagnato la fama di cantante, esibendosi per Papa Benedetto XVI nel 2006 e intonando l’inno nazionale canadese ad una partita di hockey cinque anni fa.

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Ma dal 2010 il comico Mike Ward ha preso di mira l’aspetto fisico di Gabriel e le sue esibizioni canore, sostenendo che la gente è carina con lui solo perché pensa possa morire. E non ha esitato a scherzare affermando di aver tentato di annegarlo. Da adolescente Gabriel era bullizzato a scuola e incline al suicidio.

Nel 2016 il tribunale dei diritti umani del Quebec ha condannato l’attore a pagare 35 mila dollari canadesi (circa 25 mila euro) al giovane e 7000 dollari canadesi (quasi 5000 euro) alla madre, concludendo che Ward ha danneggiato la loro dignità e onore, macchiandosi di discriminazione.

Tre anni dopo una corte d’appello del Quebec ha confermato la sentenza sulla discriminazione, ma ha cancellato l’indennizzo. Infine la Corte suprema, secondo cui il comico ha detto “alcune cose odiose e vergognose” senza però che il caso assurga all’alto livello fissato dalla legge locale sulla discriminazione.

Per il collegio, i suoi commenti “non hanno incitato il pubblico a trattare Gabriel come un subumano”. La maggioranza dei giudici ha lasciato aperta la possibilità di contestare la discriminazione quando un artista incita a denigrare altre persone o a detestarne l’umanità in base alla loro disabilità o altri fattori.

Ma la minoranza dei togati ha criticato la decisione: “Non tollereremo mai condotte che umiliano o disumanizzano i bambini con disabilità. Non ci sono principi base per tollerare parole che hanno lo stesso effetto abusivo. Avvolgere questa condotta discriminatoria nel mantello protettivo della libertà di parola non la rende meno intollerabile quando la parola equivale ad un deliberato abuso emotivo di un bambino disabile”. Lo stesso Gabriel si è detto preoccupato per il messaggio che la decisione manda agli attori sull’uso dei bambini come soggetti comici.

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