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La Svizzera in soccorso alla sua flotta commerciale

Ponte della Tzoumaz
La nave mercantile svizzera "Tzoumaz" in un porto del Vietnam. Mike Gorski

Paese senza sbocchi sul mare, la Svizzera possiede dagli anni Quaranta una flotta commerciale che batte bandiera rossocrociata, ma conta sempre meno navi cargo (14, rispetto alle quasi 50 di sei anni fa). Berna vuole frenarne l'estinzione con una nuova strategia.

Sono lunghe come due campi da calcio, hanno un equipaggio di venti persone e nomi molto svizzeri come “Lavaux”, “Lausanne”, “Romandie” o “Vully”. Sulla poppa sventola il vessillo elvetico simbolo di neutralità. Era nell’ottica di prevenire attacchi in tempo di guerra che la bandiera marittima svizzera fu creata dal Consiglio federale il 9 aprile 1941.

Prima, erano le navi cargo greche ad assicurare alla Confederazione la fornitura di cereali, ferro o carbone attraverso il porto di Genova e in seguito tramite strada o rotaia. L’obiettivo della bandiera rossocrociata era di garantire l’approvvigionamento della Svizzera scongiurando gli attacchi dei sottomarini tedeschi. Il porto d’origine di queste navi, sulla carta, era Basilea, sul fiume Reno, ma nessuno di questi vascelli avrebbe mai potuto approdarvi, date le dimensioni mastodontiche.

Malgrado le precauzioni, la guerra ha comunque colpito la flotta elvetica. La “Maloja” è stata fatta colare a picco per sbaglio da aerei britannici al largo della Corsica nel 1943, anno in cui anche la “Chasseral” fu colpita a Sète (Francia), mentre la “Generoso” è saltata in aria a causa di una mina tedesca vicino al porto di Marsiglia, nel 1944.

Da 50 a 14 navi cargo in sei anni

Poco dopo il suo 75esimo anniversario, nel 2017, la bandiera marittima elvetica sventolava ancora sulla poppa di 50 navi mercantili di sei armatori. Oggi, ce ne sono solo 14 per due armatori, uno a Zurigo e l’altro a Morges, sulla riva del lago Lemano, vicino a Losanna.

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Se nel 1967 erano 611 gli ufficiali e i marinai svizzeri a bordo di queste navi, oggi si contano sulle dita di una mano: “Ci sono ancora due ufficiali di coperta e un cadetto di nazionalità svizzera che navigano su imbarcazioni battenti bandiera elvetica”, indica il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Tre altri ufficiali svizzeri lavorano su navi battenti bandiera straniera con il certificato di capacità elvetico o con un altro certificato riconosciuto. L’Ufficio svizzero della navigazione marittima (UsNM) si trova sempre a Basilia e il responsabile ha il rango di ambasciatore.

La rotta di approvvigionamento della Svizzera attraverso il porto di Rotterdam e poi lungo il Reno resta molto attiva, con battelli cargo che navigano battendo bandiera elvetica o straniera.

Marinaio
Ci sono sempre meno marinai elvetici a bordo delle navi cargo svizzere. Mike Gorski

Da cinque o sei anni la flotta svizzera fatica a restare competitiva. Ha sofferto nel 2017 a causa della bancarotta di un armatore svizzerotedesco. Questo fallimento – costato 215 milioni di franchi alla Confederazione per coprire la vendita forzata e la perdita di nove navi cargo e quattro chimichiere delle compagnie marittime SCL e SCT – ha intaccato profondamente il sistema di fideiussione della navigazione elvetica. Fino a quel momento, gli armatori potevano contrarre prestiti sui mercati bancari a un tasso favorevole (1,5%) per la costruzione o l’acquisto di un’imbarcazione.

La fideiussione è stata abbandonata per le nuove navi cargo messe in servizio dopo il 2017, ma resta in vigore per le imbarcazioni che ne hanno beneficiato in precedenza, anche se nel frattempo hanno cambiato bandiera. Concretamente, gli armatori elvetici non hanno più interesse a battere bandiera svizzera, che non offre più alcun vantaggio finanziario presso le banche. Fino ad allora, il sistema di fideiussione della Confederazione non era costato un solo franco alla Berna federale.

La bandiera marittima svizzera nella lista nera?

La flotta commerciale marittima svizzera ha dovuto anche adattarsi alle norme di sicurezza. Per essere conforme alle regole internazionali, le navi devono sottoporsi alle ispezioni regolari del proprio ufficio nazionale. Ma come poter assicurare questo servizio con il ridotto personale di Basilea, una mezza dozzina di funzionari/e con un solo ispettore che dovrebbe spostarsi ai quattro angoli del mondo?

A causa della carenza di controlli regolari, le navi cargo battenti vessillo elvetico sono suscettibili di essere inserite nella lista nera delle imbarcazioni ad alto rischio. Per evitarlo, Berna ha preso delle misure: nel 2020, il Consiglio federale ha modificato a titolo preventivo un’ordinanza che permette alle navi di cambiare bandiera in caso di inserimento sulla lista nera. In questo modo, è il nuovo Paese che deve occuparsi delle ispezioni: “Le misure introdotte per il miglioramento della sicurezza della bandiera marittima svizzera hanno dato frutto”, rassicura Berna. “L’inserimento sulla lista nera del vessillo elvetico è stata evitata. Tuttavia, resta nella lista grigia nel Memorandum of Understanding (MoU) di Parigi, [l’accordo di Parigi riunisce 27 Paesi e stila la lista delle bandiere a rischio, ndr] e figura dal 2018 nella lista bianca del MoU di Tokyo. Di conseguenza, il rischio di vedere la bandiera svizzera in una lista nera resta moderato”, spiega a SWI swissinfo.ch un portavoce del DFAE.

Conseguenza diretta dell’ordinanza: la bandiera marittima delle Isole Marshall, nel Pacifico, ha in gran parte rimpiazzato il vessillo rossocrociato. È il caso, ad esempio, della “Général Guisan”, mitica nave cargo di Suisse-Atlantique (Suisat).

Intervento parlamentare

Come scongiurare la sparizione della flotta? La Confederazione ha preso ulteriori provvedimenti lo scorso anno. Il DFAE è stato incaricato dal Governo di sviluppare una nuova strategia marittima che dovrebbe essere presentata in primavera. Uno dei punti principali è la modernizzazione del diritto marittimo svizzero con una serie di misure volte a rendere la bandiera rossocrociata più attrattiva per gli armatori.

Altre misure a livello federale sono introdotte per rafforzarne l’attrattiva. Il Consiglio federale esaminando l’imposizione fiscale sul tonnellaggio. È un principio considerato più favorevole e già adottato da 21 Paesi dell’Unione Europea. Si basa sulla capacità di carico dell’imbarcazione e non sul profitto. Le imprese marittime pagherebbero in questo modo meno tasse.

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Oggi Berna assicura che il mantenimento di un Ufficio svizzero della navigazione marittima è giustificato per le 14 navi restanti. Il lavoro dell’USNM non si limita alle attività legate alla flotta commerciale battente bandiera svizzera, precisa Berna. Si occupa anche della navigazione fluviale, dell’immatricolazione degli yatch di alto mare (2’000 imbarcazioni) e degli interessi della Svizzera nelle acque internazionali.

Futuro assicurato?

Globalmente, quello navale resta ancora il trasporto più efficace e gli armatori svizzeri dimostrano ottimismo: “Il nostro gruppo sta bene”, rassicura Jean-Noël André, CEO di Suisat. “La nostra strategia di investimento in una flotta giovane e moderna e il nostro approccio prudente ci hanno permesso di resistere quando il mercato era ai minimi livelli per diversi anni e di beneficiare appieno della crescita delle tariffe di nolo. Abbiamo anche approfittato dei buoni risultati di questi ultimi anni per ridurre i nostri debiti. Siamo in una situazione finanziaria solida e possiamo guardare con serenità al futuro”.

Gli sconvolgimenti del mercato del trasporto merci degli ultimi due anni – dovuti in particolare all’interruzione delle catene d’approvvigionamento provocata dal Covid-19 – ha fatto impennare i costi. Il prezzo dei container da 12 metri ha raggiunto i 10’000 dollari nel settembre del 2021. Da allora i prezzi si sono stabilizzati, ma restano ancora il 40% più elevati rispetto al 2019, secondo l’ultimo indice di World Container pubblicato in febbraio.

Le tensioni geopolitiche rendono i mercati marittimi nervosi e volatili sul corto e medio termine. A lungo termine, invece, il trasporto marittimo resterà il più economico e il meno inquinante se si considerano le tonnellate trasportate per chilometro, assicurano gli armatori. Ciononostante, il trasporto navale dovrà fare i conti con nuove regole nell’ambito delle emissioni di CO2. Le navi cargo bruciano petrolio pesante, molto inquinante, e i loro motori non si spengono neanche quando sono ferme in porto.

Nuove normative più severe peseranno molto probabilmente sulla redditività della navigazione commerciale mondiale e influenzeranno le tariffe. La flotta svizzera dovrà confrontarsi con la questione di un cambiamento di imbarcazioni, di carburante o di tipo di propulsione nei prossimi 10 o 20 anni. Il dibattito a Berna dovrà affrontare anche il tema della redditività della flotta elvetica.

“Avere una bandiera marittima nazionale è una decisione politica, legata a una strategia marittima”, analizza André, di Suisat. “Il vessillo deve poter rappresentare le qualità della Svizzera, ma anche essere sufficientemente competitivo e attrattivo affinché chi possiede delle imbarcazioni voglia che battano bandiera elvetica”. L’adozione dell’imposta sul tonnellaggio potrebbe essere una soluzione. Le due Camere del Parlamento ne stanno discutendo attualmente. Sarà presto compito del Governo prendere una decisione.

Testo riletto e verificato da Virginie Mangin

Traduzione: Zeno Zoccatelli

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