Esportazioni illegali di avorio, Traffic boccia Giappone

(Keystone-ATS) Giappone “bocciato” sulle esportazioni illegali di avorio: il Paese non riesce a bloccarle e così rischia di vanificare perfino il bando di commercio interno cinese. A lanciare l’accusa è l’organizzazione internazionale Traffic.
In un rapporto redatto insieme al Wwf evidenzia che dal Giappone sono state contrabbandate grosse quantità di avorio non documentato verso l’estero, principalmente in Cina.
Il dossier evidenzia che sono state illegalmente esportate dal Giappone più di due tonnellate d’avorio tra il 2011 e il 2016. Reti criminali transnazionali, ben organizzate, e un mercato interno scarsamente regolamentato, rimarca l’organizzazione, sono tra i fattori che rendono il Giappone un obiettivo redditizio per il traffico illegale di prodotti d’avorio.
In assenza di norme e dell’azione delle forze dell’ordine, Traffic e Wwf chiedono la chiusura del mercato nazionale dell’avorio, ai sensi della Convenzione sul traffico internazionale di specie a rischio (Cites). Canale di vendita illegale che preoccupa è quello online.
Con una media di 55 elefanti uccisi ogni giorno per l’avorio delle loro zanne, afferma Gavin Edwards, della sezione di Hong Kong del Wwf, “non possiamo permetterci di lasciare dei mercati aperti”. Traffic e Wwf chiedono uno stop anche al commercio legale dell’avorio, che a loro parere peggiora quello illecito.
In base alle regole internazionali, ad essere esportabile legalmente è l’avorio importato prima del 1976, anno di entrata in vigore delle norme Cites a protezione degli elefanti, e munito di certificato. È inoltre possibile mettere in commercio oggetti d’antiquariato – ad esempio pezzi degli scacchi, tasti di pianoforte, palle da biliardo – lavorati prima del 1947.