Everest: Messner, oggi parassiti sul Tetto del Mondo
(Keystone-ATS) A 60 anni dalla prima scalata l’Everest è affollato da “alpinisti parassiti”: non ha dubbi Reinhold Messner, che ha partecipato a Kathmandu alle celebrazioni per ricordare il primato del 1953 di Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay. Secondo Messner, si è trattato di “una grande impresa che resterà per sempre nella storia dell’alpinismo”.
Quest’anno si celebra anche un altro anniversario che riguarda direttamente Messner: 35 anni fa il “re degli ottomila” e l’austriaco Peter Habeler furono i primi a scalare l’Everest senza l’ausilio di bombole d’ossigeno. Due anni dopo Messner fu poi il primo a raggiungere il tetto del mondo in solitaria, anche questa volta ‘by fair means’, ovvero senza bombole.
“L’alpinismo che si pratica oggi su questa montagna – commenta Messner all’agenzia di stampa italiana Ansa – non ha nulla a che vedere con l’alpinismo classico, si tratta piuttosto di un turismo alpinistico, che sulle Alpi conosciamo da oltre un secolo”. L’altoatesino non vede di buon occhio “i facoltosi clienti che fanno fare tutto il lavoro agli sherpa, per poi salire fino in cima seguendo le piste battute e le corde fisse, come se fosse una via ferrata”. Per Messner si tratta appunto di “alpinisti parassiti”. “Chi torna da una montagna come l’Everest – aggiunge – deve essere sincero e dire in che modo l’ha scalata”.
L’altoatesino ammette di essere stato fortunato: “Oggi un’impresa come la nostra non sarebbe più possibile. Comunque tutt’oggi ci sono via alternative per i veri alpinisti estremi. I giovani hanno ancora migliaia, anzi milioni di imprese che aspettano di essere compiute. Basta abbandonare le via battute”, conclude.