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GB: dilaga la protesta contro il titolo di sir a Tony Blair

All'ex premier di sinistra Tony Blair vengono soprattutto rinfacciati i "crimini di guerra" in Iraq e Afghanistan e le bugie con cui venne giustificata l'invasione irachena. (Immagine d'archivio dell'aprile 2018) KEYSTONE/AP/Petros Karadjias sda-ats

(Keystone-ATS) Sono arrivate a quota 400’000, e si avviano verso il mezzo milione, le firme raccolte in appena un paio di giorni da una petizione popolare promossa in linea per togliere a Tony Blair le insegne di sir e di membro dell’ordine della Giarrettiera.

Le insegne sono state concesse dalla regina all’ex premier laburista fra le tradizionali onorificenze di Capodanno.

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L’iniziativa, senza precedenti in queste dimensioni contro l’assegnazione di una specifica decorazione reale, è stata partorita da un attivista di sinistra, Angus Scott, e ha trovato l’immediato sostegno di numerose persone che non perdonano al 68enne Blair i “crimini di guerra” in Iraq e Afghanistan, né le bugie con cui venne giustificata l’invasione irachena: vicende per le quali l’ex artefice del New Labour non ha mai voluto scusarsi, malgrado il pesante verdetto pronunciato su di lui e sulla sua amministrazione dalla commissione indipendente Chilcot nel 2016.

Tra i firmatari non mancano reduci e familiari di militari britannici uccisi sul fronte iracheno come su quello afghano, indignati per il riconoscimento attribuito a “sir Tony”. Oltre a detrattori e pacifisti che chiedono a Sua Maestà di ripensarci e invocano semmai per lui un processo dinanzi al Tribunale internazionale dell’Aja.

Secondo alcune interpretazioni, la 95enne Elisabetta II si sarebbe risolta a decorare Blair come gesto di gratitudine per l’aiuto che l’allora primo ministro diede a una monarchia in crisi di popolarità al tempo della morte della principessa Diana. Ma in realtà la sovrana ha atteso molto più del consueto per elevare al rango di sir l’ultimo capo di governo laburista mai eletto nel Regno, rispetto ai tempi tradizionalmente rapidi con cui questo titolo viene concesso di norma agli ex premier (basti pensare al predecessore Tory, sir John Major).

Non si può quindi escludere che questo recupero tardivo sia stato semmai il frutto di sollecitazioni dell’establishment di corte, nei confronti di un uomo divenuto impopolare fra la gente comune anche per le sue spregiudicate e lucrose attività post governative di consulente d’affari (a beneficio fra l’altro di regimi autoritari in giro per il mondo), ma sempre gradito da vasti settori delle élite britanniche e dei media mainstream.

Fra le onorificenze che non hanno suscitato invece proteste, spiccano quelle andate ai massimi responsabili delle autorità sanitarie dell’isola impegnate contro il Covid-19: come il chief medical officer dell’Inghilterra, professor Chris Whitty, divenuto a sua volta sir.

Mentre va sottolineato l’inserimento fra i beneficiari dell’Ordine della Giarrettiera, consesso decorativo ma simbolicamente importante di supremi consiglieri informali della corona, anche della consorte dell’erede al trono Carlo, Camilla. Designazione che appare destinate a sdoganarne definitivamente la figura, in vista di un potenziale suo innalzamento da duchessa di Cornovaglia a futura regina consorte.

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