Hong Kong: si arrendono leader protesta, studenti restano
(Keystone-ATS) Dopo due mesi di occupazioni nelle strade di Hong Kong, oggi la svolta: i leader del movimento di protesta democratico Occupy hanno annunciato che si consegneranno alle autorità invitando i manifestanti a ritirarsi. Ma gli studenti non ci stanno, e per bocca del loro leader fanno sapere di non averne alcuna intenzione.
“Domani ci costituiremo, e chiediamo a chi ancora occupa le strade di Admiralty di tornare a casa per proteggere la propria sicurezza”: Benny Tai, uno dei tre fondatori del gruppo Occupy Central with Love and Peace ha incontrato oggi la stampa, chiamando tutti a terminare le proteste e disperdersi.
La decisione di costituirsi, presa insieme al Reverendo Chu e al sociologo Chan King-man, era nell’aria già da giorni, ed è stata confermata oggi al fine di “assumerci tutta la responsabilità, anche penale, per le nostre azioni”, ovvero, l’aver ispirato parte delle proteste che da più di due mesi bloccano parte dei quartieri centrali di Hong Kong.
Il movimento però è da tempo sfuggito al controllo di un unico leader, ed è costituito da migliaia di manifestanti indipendenti, e diversi gruppi, studenteschi e non, uniti dalla determinazione di ottenere un genuino suffragio universale a Hong Kong.
I tre uomini hanno dato l’annuncio in modo molto commosso, e il Reverendo Chu non è riuscito a bloccare le lacrime: “è terribile per me, un uomo di settant’anni, essere incapace di difendere i nostri giovani dai bastoni della polizia. Per questo chiediamo la ritirata: per evitare che vi sia ancora maggiore violenza a Hong Kong. Non significa certo che abbandoniamo la lotta per la democrazia, ma che la perseguiamo con altri mezzi”.
Ad Admiralty, però, dove ancora si trovano centinaia di tende e numerosi occupanti, nessuno ha voluto accogliere il suggerimento. Joshua Wong, il carismatico leader del gruppo Scholarism, in sciopero della fame da ieri sera, ha infatti dichiarato: “rispetto Benny Tai e i membri di Occupy Central, ma è necessario che restiamo per le strade fin quando non avremo ottenuto che il governo apra il dialogo con noi.
Per questo, io e altri due studenti continueremo il nostro sciopero della fame a tempo indeterminato per convincere il Capo dell’Esecutivo di Hong Kong, CY Leung, a parlare con noi”. Come lui, altri manifestanti accampati esprimevano un’uguale determinazione.
Il governo di Hong Kong però continua a restare sordo alle richieste di dialogo, e procede con sgomberi parziali provocati da denunce partite da gruppi nel settore dei trasporti: la settimana scorsa, un’azienda di taxi ha fatto sgomberare Mongkok, mentre nei prossimi giorni toccherà a parte di Admiralty, dopo la denuncia sporta da un’azienda di autobus scolastici, che si è detta danneggiata dalle proteste. Riducendo a un problema di traffico scorrevole la più grossa crisi politica a Hong Kong in tempi recenti.