Il Montreux Jazz Festival orfano di Claude Nobs da 10 anni

(Keystone-ATS) Claude Nobs, fondatore del Montreux Jazz Festival (MJF), scompariva il 10 gennaio 2013 all’età di 76 anni. A distanza di dieci anni, la sua eredità si perpetua e l’anima del festival rimane viva. Diversi eventi gli renderanno omaggio nell’arco di quest’anno.
Nobs era deceduto in seguito ad una caduta mentre praticava sci di fondo nei pressi del suo domicilio di Caux-sur-Montreux (VD). Il decesso di colui che era stato padre del Festival durante quasi mezzo secolo aveva suscitato un’ondata di emozioni in Svizzera quanto all’estero.
“Il Montreux Jazz Festival commemorerà la data della scomparsa di Claude martedì con un omaggio sulle sue reti sociali e sul sito web”, ha dichiarato il direttore Mathieu Jaton a Keystone-ATS. “Durante tutto l’anno, diversi eventi ricorderanno la sua eredità, ciò che ha portato al festival, senza nostalgia. Claude amava guardare avanti e non indietro”, ha aggiunto senza però rivelare altro.
Ospitalità prima di tutto
La sua eredità? “Ha formato una squadra intera con uno spirito d’animo, un modo di far evolvere il festival. Ma anche e soprattutto il capitale di amicizia e simpatia che ha creato attorno alla manifestazione”, prosegue Jaton.
“Per molti artisti, Montreux è qualcosa di diverso, dove l’ospitalità è prioritaria. La tradizione dell’attaccamento emotivo si è perpetuata”, constata.
Una tradizione che prosegue con la giovane generazione, Ibrahim Maalouf, Jon Batiste, Sam Smith adorano venire e ritornare. Di recente The Smile ha pubblicato un album live del concerto a Montreux di quest’estate, prosegue.
Il tempo è volato, con molti eventi speciali e scomparse di artisti, da Davie Bowie a Prince passando da BB King. E gli anni della pandemia, che Claude non avrebbe amato, attivo com’era, ha aggiunto. Ma avrebbe apprezzato il palco sul lago nell’edizione 2021.
Perpetuazione riuscita
Secondo il consigliere nazionale Laurent Wehrli, ex sindaco di Montreux, “l’anima di Claude e del festival è rimasta viva quanto dieci anni fa, grazie alle sue squadre e al suo ex braccio destro Mathieu Jaton che aveva preparato intensamente alla successione. Il festival ha continuato a portare il nome di Montreux nel mondo intero, anche durante il Covid e l’edizione speciale”, sottolinea Wehrli.
“La squadra ha saputo portare avanti l’anima di Claude che proponeva cose folli ma pensate. Pasticciere di formazione, aveva il senso del dettaglio. Il miglior omaggio che si possa rendergli, è di proseguire nella sua direzione: qualità, innovazione, rispetto dell’artista, ma anche formazione di giovani musicisti”, rileva Wehrli.
Una fondazione per il suo patrimonio
“Il 10 gennaio è una data simbolica”, ha confidato Thierry Amsallem, compagno di Claude Nobs durante 25 anni. “Sono sempre accanto a lui, siccome mi occupo dei suoi archivi e della possibilità di diffondere i suoi valori musicali e umani, che consistevano a riunire la gente attraverso la musica”, afferma.
“I concerti sono effimeri, le registrazioni rimangono”. A questo proposito, Amsallem ha creato nel 2014 la Claude Nobs Foundation di utilità pubblica e che presiede. Ha inoltre proseguito la collaborazione con il Politecnico federale di Losanna (EPFL) che ha effettuato un “immenso lavoro di digitalizzazione” di migliaia di ore di musica e di immagini.
Adorato dai musicisti
Nel 2022, la fondazione ha anche provveduto alla storia e al contenuto del documentario sul festival e Claude Nobs “They All Came Down to Montreux”, realizzato durante la pandemia. “Verrà messo in valore, nel contesto internazionale quest’anno”, spiega Amsallem.
Il presidente della fondazione progetta anche di realizzare un documentario sugli chalet di Nobs, dove sono stati accolti più di 10’000 musicisti. Infine, da due anni, una trentina di artisti e star si ritrovano nella “Funky Claude All Star Band” per riunioni creative e artistiche a Caux (VD) e Zurigo, ma anche negli Stati Uniti.
“Tutti hanno conosciuto Claude, i musicisti lo adoravano. Prima di tutto ha avuto una vita puramente artistica”, ricorda Amsallem.