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Italia: Covid, archiviata inchiesta per Attilio Fontana e altri

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, durante la pandemia KEYSTONE/AP/LUCA BRUNO sda-ats

(Keystone-ATS) Archiviate le accuse di epidemia e omicidio colposi per la gestione della pandemia Covid a carico del governatore lombardo Attilio Fontana e altri indagati.

Lo ha deciso il Tribunale dei Ministri di Brescia che ha ‘mantenuto in vita’ rimandando gli atti alla Procura solo un’accusa di rifiuto d’atti d’ufficio per non aver applicato il piano antinfluenzale del 2006 a carico di Silvio Brusaferro, Angelo Borrelli, Claudio D’Amario, come tecnici, e dell’ex assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera e dell’ex dg Luigi Cajazzo.

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Nei giorni scorsi la Procura bresciana aveva chiesto di archiviare le posizioni di Fontana, dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera e di altri 11 indagati per la gestione della prima ondata di Covid in Valseriana. Tra loro anche una serie di tecnici, tutti accusati di epidemia e omicidio colposi nella famosa inchiesta dei pubblici ministeri di Bergamo. Le posizioni di Fontana e degli altri 12 indagati erano state trasmesse dalla Procura bergamasca per una questione procedurale.

Oggi, dopo che già nei mesi scorsi il Tribunale dei Ministri di Brescia aveva archiviato le accuse per l’ex premier Giuseppe Conte e per l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, sempre i giudici bresciani (collegio Pipponzi-Scibetta-Stagno) con un provvedimento di 34 pagine hanno disposto l’archiviazione “in relazione a tutti gli indagati per insussistenza dei reati” contestati in quattro capi di imputazione che riguardavano le accuse di epidemia e omicidio colposi. Accuse che erano state contestate anche a Fontana, il quale, difeso dai legali Jacopo Pensa e Federico Papa, aveva deciso anche di farsi interrogare nelle scorse settimane.

Per un’unica imputazione relativa alla mancata applicazione del piano pandemico antinfluenzale risalente al 2006, anche in ambito regionale, invece, i giudici hanno disposto “la restituzione degli atti al Pubblico ministero affinché proceda nelle forme ordinarie”, poiché in questa accusa “non è stato ipotizzato alcun concorso di componenti del Governo”, ossia Conte e Speranza. Per la ragione opposta, invece, anche le altre posizioni erano finiti davanti al Tribunale dei Ministri.

Questa imputazione di rifiuto di atti d’ufficio, dunque, è l’unico capitolo che resta in piedi (oltre a quello dell’ospedale di Alzano ma per altri indagati) e che vede indagati D’Amario, Brusaferro, Borrelli, Cajazzo e Gallera.

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