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Italia: su 2 navi 320 migranti, aspettando un porto sicuro

Migranti bloccati sull'imbarcazione dell'ong spagnola Open Arms. Keystone/AP/VALERIO NICOLOSI sda-ats

(Keystone-ATS) Salgono ad oltre 320 i migranti salvati nel Mediterraneo in attesa di un porto sicuro. Sono a bordo delle navi Open Arms e della Ocean Viking.

Le due imbarcazioni hanno recuperato nelle ultime ore 120 migranti (39 la prima e 80 la seconda), mentre continuano gli sbarchi “alla spicciolata”: 6 a Linosa e altri 67 nel sud della Sardegna.

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Per questi migranti non sembra vicino l’ora dello sbarco considerando che all’Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, è stato già notificato il divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane, mentre Malta si è detta disponibile ad accogliere soltanto le 39 persone soccorse la scorsa notte dalla Open Arms, ma non le altre 121 da nove giorni in mare e a cui proprio ieri ha fatto visita l’attore Richard Gere. La ong spagnola, insieme all’attore, stamani ha annunciato di aver presentato un esposto alle Procure di Roma e di Agrigento per chiedere di verificare se in tutta la vicenda del mancato sbarco siano stati commessi eventuali reati.

La Open Arms, dopo 8 giorni ferma ad una trentina di miglia da Lampedusa, la scorsa notte ha ricevuto una segnalazione di Alarm Phone, il servizio telefonico che fornisce ai migranti un numero da chiamare in caso di difficoltà, per una barca in avaria nella zona Sar maltese con 39 persone a bordo. Malta ha fatto sapere alla ong spagnola di essere disponibile allo sbarco degli ultimi 39 migranti, ma non degli altri. Una scelta definita “inammissibile” dalla ong spagnola.

La Ocean Viking ieri aveva soccorso 85 persone, tra cui 4 bambini, a 60 miglia dalla Libia a bordo di un gommone, stamani ne ha soccorse altre 80 sempre su un gommone a largo della Libia. Ma alla nave è già stato notificato il divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane.

Il governo italiano ha inviato una nota verbale all’ambasciata della Norvegia in cui si sottolinea che l’Italia “non ha in alcun momento assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso” e, in ogni caso il recupero dei migranti è avvenuto “ben al di fuori della zona di responsabilità italiana”. Per questo “non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità d’individuazione del porto di sbarco dei naufraghi”.

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