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Libia: inferno Bani Walid, voce uccisione Khamis Gheddafi

(Keystone-ATS) A un anno esatto dalla morte di Muammar Gheddafi, la Libia rivede i suoi fantasmi. Dalle fiamme di Bani Walid, ultimo bastione dei lealisti preso d’assalto dalle forze fedeli al nuovo governo di Tripoli (con un bilancio parziale d’almeno 26 morti e oltre 200 feriti), spunta la notizia (prontamente smentita) dell’arresto di Mussa Ibrahim, ex megafono del regime. E addirittura la ‘rivelazionè – rilanciata da Al Arabiya e avallata da fonti politiche altolocate – dell’uccisione di Khamis Gheddafi: figlio minore del rais e capo della temutissima 32/a Brigata nei giorni della repressione degli insorti, già dato per morto a fine agosto 2011.

Cosa ci sia di vero è difficile dire, in attesa di immagini o elementi di fatto. Ma l’emittente saudita dà credito alla versione secondo cui Khamis sarebbe stato scovato dalla divisione Httin, monopolizzata dai vecchi rivoluzionari di Misurata, nel ritorno di fiamma della battaglia riesplosa in queste ore a Bani Walid.

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Dapprima citando fonti combattenti stando alle quali Khamis era stato ferito e catturato. Poi riportando la ‘puntualizzazionè del presidente dell’Assemblea nazionale, Mohamed Magarief, secondo cui l’ultimogenito del rais sarebbe in effetti spirato per le lesione riportate: ipotesi, quest’ultima, che lascia sul campo solo un (presunto) cadavere e che appare dunque ancor più problematica da verificare.

Quel che è certo è che nell’inferno Bani Walid, stanotte, la Libia della ‘transizionè sembra tornare improvvisamente a un anno fa. Tant’è che nel medesimo scenario si sarebbe consumata anche la cattura di un altro ‘spettrò, Mussa Ibrahim: in questo caso confermata al più alto livello dal governo di Tripoli, ma negata in nottata da un audio attribuito all’interessato (la cui autenticità resta pure tutta da acclarare).

Dopo quella di Gheddafi e del figlio Saif al-Islam (e più dello sfuggente Khamis), la faccia del portavoce del regime è stata forse la più nota al grande pubblico, anche all’estero, nei mesi della guerra in Libia: sempre in tv a difendere, in arabo o in inglese, le ragioni del capo.

Nel giorno del 1/o anniversario della morte del colonnello, Mussa Ibrahim – a credere alle forze governative – sarebbe stato bloccato a Tarhuna, 70 chilometri a sudest di Tripoli, a un check point sulla via che porta dalla capitale proprio verso Bani Walid: irriducibile bunker gheddafiano sotto assedio da parte di milizie ex rivoluzionarie e teatro di rinnovati scontri fin dai giorni scorsi che hanno causato in totale oltre 40 morti.

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