Medicina ambulatoriale, i piani di Berset non piacciono
(Keystone-ATS) Il progetto del consigliere federale e ministro della sanità Alain Berset per regolare l’apertura di studi medici raccoglie una forte opposizione, quasi unanime. L’idea di delegare ai Cantoni il compito di fissare i propri bisogni viene particolarmente criticata, mentre medici, ospedali e assicuratori non vogliono sentir parlare di salute pilotata dallo Stato.
Nel progetto di modifica della legge sull’assicurazione malattia (LAMal), la cui consultazione si è conclusa ieri, Berset propone che i Cantoni possano decidere per conto proprio se sia necessario limitare le prestazioni di certi medici in funzione della regione e della specializzazione.
I criteri di valutazione saranno determinati dalla Confederazione, che potrà intervenire in ultima istanza qualora un Cantone non faccia nulla per contrastare un aumento dei costi sanitari sopra la media nazionale. Berna potrà procedere a ridurre le tariffe che non dovranno superare il 10%.
Questi piani non convincono neppure il partito di Berset, ossia il PS, che teme un abbassamento della qualità delle cure nel momento in cui le scelte fossero dettate dall’analisi costi-benefici. Da parte sua la Conferenza dei direttori cantonali della salute ritiene che i costi sanitari non subiscano rialzi soltanto a causa dell’offerta di cure ambulatoriali.
L’opposizione frontale viene soprattutto dagli ambienti di destra (UDC e PLR) che respingono qualsiasi intervento statale, e dai settori coinvolti (ospedali e medici). In particolare gli Ospedali svizzeri (H+) sospettano che il Dipartimento federale dell’interno voglia impedire, tramite un’ordinanza, qualsiasi contestazione di una tariffa decisa dalle autorità.